Ci sono alcuni luoghi che sono magici, simbolici. Tengono legati a sè storie, personaggi, comunità intere. Fanno di ciò che è ordinario, un fatto e di ciò che è straordinario una leggenda. Scenario è parola che poco può accompagnarsi all’ultima storia che arriva dall’Argentina: la parola giusta è proprio luogo, con tutti gli annessi e connessi, che la saggezza religiosa degli antenati (nemmeno scalfita dai fraintendimenti dei pazzi d’oggi) ha scolpito in pochi, tremendi, fonemi: Terribilis est locus iste.
Terribile, è la storia ma lieto – per fortuna – il finale. Che dimostra una sostanziale verità, che possiamo estorcere agli insegnamenti evangelici: non di solo pane vive l’uomo. E, per questo, sia ringraziato il Cielo.
Tutti questi riferimenti che rimandano al messaggio del Cristo non possono essere casuali. Perchè parliamo di una squadra di calcio che ha ottenuto indietro il “suo” rettangolo magico e il suo primo tifoso, del Cristo, sarebbe il Vicario in terra. Il San Lorenzo, dopo una battaglia lunga quasi quanto la giovinezza d’un uomo avventuroso, sta per ricomprarsi il terreno dove sorgeva il glorioso Viejo Gasometro. Los Cuervos stanno tornando a casa, al barrio Boedo.
La storia nasce squallida, come troppe altre, incrocia la sua origine con l’arroganza di chi è salito al potere (non importa come) e saldamente vuol mantenerlo. E se capita lucrarci un po’ su. Nel 1979 il regime dei colonnelli di Videla espropria la squadra dello stadio. Dà quattro spiccioli a quei morti di fame che pazziavano a pallone e nel 1983 provvede alla demolizione. Poi gira il terreno alla multinazionale del commercio al dettaglio, alla Carrefour. I francesi però, come riporta il giornalista del Sole 24 Ore Marco Bellinazzo nel suo libro “Goal Economy”, vengono un po’ turlupinati dai militari che per quel terreno chiedono a un prezzo otto volte maggiore del valore reale.
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La situazione sembrava cristallizzata così, negli anni. Il San Lorenzo s’è dovuto costruire un altro stadio, il Nuevo Gasometro. Ma era già nel nome che si sentiva quanto lo scippo del ’79 è rimasto dentro a chi condivide con Papa Francesco la fede calcistica.
Fino a che s’è sbloccato qualcosa. Prima la revisione dell’operato economico e politico del regime militare, poi la legge di Restitucion Historica, voluta nel 2012 dalla presidente Christina Fernandez Kirchner, ha concesso al club la possibilità di poter intavolare un negoziato con Carrefour per la riacquisizione — dopo quasi quarant’anni – del “suo” terribilis locus.
E quasi stava per saltare tutto. Perchè Carrefour aveva affidato ai suoi analisti la questione, lasciare o no il sancta sanctorum di Boedo? La dirigenza della multinazionale stava già cominciando a prendere tempo, accampando dilazioni, cercando ritardi. Poi la società ha chiamato a raccolta i soci, i tifosi, i simpatizzanti e ha portato in piazza l’anima Ciclòn. La vittoria, a un passo, non poteva sfuggire.
L’accordo è fatto sulla base di una stretta di mano da 150 milioni di pesos, per intendersi 10,6 milioni di euro.
Le date, insieme ai luoghi, forgiano il destino di una comunità. Era il 23 dicembre 2015, alle ore 14.41, e il San Lorenzo tornò finalmente a casa.
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