In una società in cui chiunque si crede snob ma nessuno lo è, la lettura di Lo snobismo, il dialogo tra Adèle Van Reeth e Raphael Enthoven, recentemente pubblicato da Clichy, diventa una lettura necessaria. I due filosofi francesi più popolari analizzano lo snobismo dalla filosofia, alla letteratura, alla storia. “Per poter parlare di snobismo, bisogna sentirlo”, il testo si apre con questa premessa necessaria per un excursus tra che si avvia con l’analisi de La ricerca del tempo perduto di Proust passando per Pascal, Tocqueville, e Bergson. Non può mancare la rivincita degli snob a partire dalle opere di Nietzsche, Bordieu, Sartre e Camus. Se per Wilde e Marivaux lo “snobismo è una scena di teatro”, per Kant e Hume è “una questione di gusto” ma lo snobismo può essere per tutti, come nel caso dell’arte contemporanea. Il libro si chiude con una domanda “è possibile non essere snob?”, perché lo snobismo non risparmia nessuno, specie gli antisnob. Una chicca è la “bibliografia lacunosa. qualche punto di riferimento culturale per uno snob che si rispetti”.
Qui gli autori si superano in una suddivisione delle letture in “libri che non è necessario aver letto per dissertare sul loro contenuto”, “libri di successo di cui tuttavia parlare fa chic”, “libri che vanno letti, indipendentemente da ciò che si pensa o si sa” (un unico consiglio, La recherche) e infine flim e opere d’arte. La lettura natalizia che consiglio è “Lo snobismo” di Adèle Van Reeth e Raphael Enthoven, edizioni Clichy, perché non c’è nulla di più snob che leggere un libro sugli snob.