Dicevano che fosse di cartone, addirittura qualche complottista già stava facendo circolare la voce che il suo fosse un corpo di cartapesta dentro cui si cela un ectoplasma alienoide intenzionato a colonizzare il mondo. Invece anche Max Allegri è un uomo e si incazza. Di brutto.
Contestualizzando, all’ora di pranzo a Carpi, la Juve vince facile sui volenterosi emiliani locali. Si sblocca pure Paolino Pogba, anche se la palla finisce dentro più per fortunata carambola (per quanto pregevolmente indirizzata) che altro. Doppietta, prima, di Mario Mandzukic. Sul tre a uno, i bianconeri se la dormono. È arrivata la controra, dopo il lauto pasto meridiano della domenica. Sì, ma la partita non è finita.
Mbakogu dà vitalità all’attacco carpigiano e i biancorossi si vedono regalato l’insperato 3-2 dalla zampata felina di un Bonucci già assopito da tre quarti d’ora. Poi, all’ultimissimo giro di lancette, tre minuti dopo il novantesimo, solo la mancanza di sangue freddo impedisce al centrocampista Lollo di sigillare l’incredibile rimonta. Che rimane incompiuta, impastoiata in un passo calcolato male.
Max Allegri, a quel punto, rompe l’involucro di cellophane che sembrava avvolgerlo dall’inizio del campionato. Si sbraccia, si agita, si allarga, si restringe, si libera del giaccone con un gesto tanto violento da fargli scompigliare, persino, il nodo della cravatta. La smorfia di rabbia e indignazione che è diventata il suo viso scaccia via i sospetti del cartone aziendalista. Anche Max si incazza. Anche Max è un essere umano. C’è vita dietro la mascella sempre sorridente, spesso a forza. C’è un’elegia quasi contiana da raccontare ma farlo non si può dal momento che per la società, il leccese da Vate è diventato Coriolano scornacchiato. Ad Allegri si chiedeva, l’ennesima rimonta, un nuovo scatto. L’ha fatto, così imponente da terrorizzare i suoi stessi calciatori. E lo chiamavano Acciughina…
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