Domenica scorsa il modo di fare informazione in Italia ha subito una trasformazione. Durante una delle solite puntate di Report nella quale si metteva sotto accusa una qualche azienda italiana, la stessa azienda sul banco degli imputati, l’Eni, ha deciso di rispondere in diretta via Twitter alle accuse che venivano lanciate, spiazzando la redazione di Rai Tre e obbligando a rispondere lo stesso direttore, Andrea Vianello in quanto i messaggi dell’account @eni erano ormai irrimediabilmente inseriti nel flusso #report.
Ad incrociare il fioretto dunque, è stata l’azienda, con il twit “@reportrai3 parla di #Eni. Qui il dossier con le nostre info, anche quelle che la trasmissione non vi dirà” e a seguire un link. Il tutto è proseguito con questo tono. Ad ogni accusa veniva ripostato lo stesso messaggio, con un link di approfondimento per ribadire la propria posizione, facendo diventare una specie di tormentone la frase “anche quello che la trasmissione non vi dirà”. Non sono mancate poi frasi dirette del tipo “Protocollo Intesa Gela: per risanamento ambientale previsti investimenti di 200 milioni euro in 4 anni #Report”, per ribattere ad accuse circostanziate.
Dal canto suo la trasmissione non ha potuto ignorare la situazione, scrivendo “Eni sta dicendo il falso, hanno rifiutato l’invito”, tesi riproposta anche dal direttore Vianello. “Per dare la propria versione basta accettare di rispondere alle domande”, scrive il direttore. Ma a quel punto è intervenuto direttamente il responsabile della comunicazione aziendale, Marco Bardazzi: “Andrea abbiamo risposto a tutto, ma le risposte sono state usate solo in parte. E allora abbiamo detto la nostra”.
Un botta e risposta proseguito per decine di twit, che ha per la prima volta messo in difficoltà un programma televisivo del tipo di Report, disinnescando il potenziale danno di immagine che, come accaduto per Monclaire, poteva mettere in difficoltà una realtà industriale che pur essendo un colosso non può prescindere dal mantenere un alto profilo, nell’era dei social network che delegittimano a volte senza verificare i fatti. Come spiega Augusto Grandi “la strategia di ENI ribalta completamente i canoni dell’informazione, a prescindere dalle vicende contingenti. In un’Italia dove le aziende affidano la propria comunicazione ai figli meno intelligenti, alle amanti del padrone, alle fidanzate degli amici, l’Eni ha deciso di spiazzare tutti, riaffidando alla comunicazione un ruolo strategico. Competenza, velocità, incisività. Costringendo il pubblico a confrontare le due versioni su due media differenti”.
Qui sta il punto. Il fact-checking è importantissimo, per una generazione di utenti che guarda la trasmissione con in mano lo smartphone, abituata quindi a verificare ciò che vede. Proprio il pubblico infatti ha premiato questa strategia comunicativa, dividendosi fra i supporter della Gabanelli e chi invece ha visto una reazione più che legittima e anzi doverosa. Qualcuno ha capito subito la portata storica dell’evento, altri si sono scagliati contro i metodi televisivi che non permettono il contraddittorio. D’altronde, se si può rispondere via twitter, perché andare a casa d’altri a farsi mettere nel tritacarne?
Marco Bardazzi dunque, potrebbe essere il personaggio dell’anno 2015, per aver utilizzato i social network in un modo rivoluzionario e per aver aperto la strada ad un’informazione equilibrata. Che, si spera, è l’obiettivo anche di Report.