Vi abbiamo creati, poi vi abbiamo dato una forma, poi abbiamo detto agli Angeli: “Prosternatevi davanti ad Adamo”. Si prosternarono tutti a eccezione di Iblis, che non fu tra coloro che si prostrarono.
(Corano, Sura de I Muraglioni, I Limbi, versetto 10)
L’angelo quello più luminoso, quello più bello, capitombola giù dal Pantheon renziano. O, per lo meno, ci va molto vicino. Roberto Saviano ha attaccato il ministro Maria Elena Boschi proprio mentre a Firenze si celebrava quella cerimonia di laude ch’è la sesta edizione della Leopolda.
Lo scrittore napoletano, mentre a far da contraltare alle feste toscane esplode quel gran casotto che risponde al nome Banca Etruria, ha postato su Facebook un pensiero alquanto critico e potenzialmente devastante, sullo sfondo ci sono (quasi) più questioni aperte che parole scritte:
Perché quando si discute del governo Renzi – o del ministro Boschi che di questo governo sembra essere il volto simbolico – non si riesce mai fino in fondo a fare un’analisi puntuale? Se critichiamo questo governo non vuol dire che siamo contro le riforme. Se proviamo ad analizzare questo governo, con lo stesso rigore che abbiamo applicato ai governi Berlusconi, non vuol dire che siamo populisti o che stiamo dando munizioni a Salvini. Eppure questa politica dal volto giovane ha prassi vecchie e furbe: continua a non dare risposte. E il nostro resterà sempre il paese del conflitto di interessi.
Centouno parole per una decina di zeppate, domande indisponenti, provocazioni. In prima battuta la posizione della Boschi, figliola dell’ex direttore di Banca Etruria e perciò sospettata di conflitto di interessi. Poi l’impossibilità di poter avanzare critiche senza passare, nel migliore dei casi, per gufi. E quindi il mantra continuo e costante delle annunciate, promosse, ventilate e acclamate riforme termine che, oggi, diventa un tabù intoccabile per i renzianissimi. E c’è lo spazio lasciato, ovviamente, all’opposizione che – secondo il pensiero leopoldo – ha bisogno di assist da parte di Saviano o chi si permetta di criticare l’incriticabile.
C’è persino il timore, vero e verificabile, di una sostanziale impossibilità all’analisi. Fatto conseguenziale, evidentemente, alla mancanza di contraddittorio. L’affondo ai “nuovi di fuori e vecchi di dentro” (e che Gaber mi perdoni) che perpretano la mala abitudine del conflitto di interessi.
L’evocazione satanica e sulfurea, che ha fatto inorridire la platea dem, è ancora un’altra: manco avesse rovesciato il bicchiere di Coca-Cola sulla tavoletta Oujia, Saviano ha fatto appalesare sullo sfondo il simbolo del male assoluto (secondo, ovviamente buona parte della pubblicistica di sinistra) lo spettro di Silvio Berlusconi. E se quello che sta facendo il governo Renzi l’avesse fatto Berlusconi? Bella domanda e perciò da arcidiavolo, senza risposta.
C’è stato, nelle ore immediatamente seguenti, un fuoco di fila potentissimo contro Roberto Saviano. Il Pd, e ancor di più quello di rito toscano ortodosso, s’è rinserrato contro quello che fino all’inizio della Leopolda 2015 era l’angelo, quello più bello e luminoso, del Pantheon renziano. Saviano, portatore di Luce, che sedeva una spanna più su del pop Fabio Volo, del ggiovane Lorenzo Cherubini, degli impegnati Severgnini, Riotta e Michele Serra, si è ritrovato in poche ore lapidato e gettato giù, negli Inferi popolati di gufi, menagrami e populisti.
@barbadilloit






