Ai bimbi prodigio di suonare il piano non gliene può fregar di meno. I ragazzini eccezionali hanno rottamato violini e trombe e se ne stanno adesso in mezzo ai fornelli, acclamati chiaramente dai genitori. Unica cosa che, nel tempo, non è mai cambiato è il malcelato orgoglio di mamma e papà davanti al pargolo che se ne va in tivvù a far vedere che è lui il nuovo eroe delle masse nazional-popolari. Anche se invece del sax baritono imbraccia il robottone da cucina.
Ne son passati di anni da quando la buon’anima di Mike Bongiorno s’inventò quello show che era “Bravo Bravissimo”. Sforzo velleitario e insostenibile perchè basato sul nulla del pressapochismo piccolo borghese nell’approccio all’arte. Già dal titolo lo si capiva, una citazioncella ariosa che alla lunga ebbe il sapore stantio della canzonetta usurata dai gettoni del juke box. E comunque, detto tra noi, quei ragazzetti seriosi mi son sempre stati sui cabasisi di montalbaniana memoria. Seriosi, compunti, compìti. In una sola parola, l’arroganza del secchione, quella magistralmente incarnata dal figlio odioso, insopportabile e assassino (che Dio lo stramaledica!) del mitico, inimitabile Perozzi di Amici Miei. Ora che i bimbi hanno posato il pentagramma insieme alla spocchia, ho pensato, il mondo è finalmente tornato allegro e colorato. I ragazzetti in cucina potranno continuare a far appunto i ragazzetti, guazzabugli, papocchi, qualche plancia in fiamme. E, finalmente, qualche battutina sincera detta tra i denti, di straforo ai severissimi autori di programmi in serie che, con il prefisso junior, declinano all’infanzia quegli psicodrammi televisivi che sono Masterchef, Bake Off e via cucinando.
E allora, questi ragazzini ti aspetti che facciano qualche cotoletta, un po’ di pasta al sugo, qualche dolcino. E invece scopri che se tu a sei anni al massimo sapevi fare la paginetta della “a”, c’è qualche genio che riesce a districarsi tra piatti gourmet, ganache, tortini, gateaux, sac a poche, forni, lavelli e peperoni. Bravissimi, per carità. Ma parafrasando qualche slogan da social, gratta il cuoco e ti esce il secchione di prima. Sì, almeno sembrano più simpatici però gli autori (e i genitori?) sono riusciti a renderli ancora più banali dei “colleghi” in brachette da Opera de Paris. Ho sentito un piccolo Cracco, a 11 anni, dichiararsi a dieta e perciò impossibilitato alla grande abbuffata di cioccolata stile Willie Wonka (che originalità, nevvero?) preparata per i concorrenti. Un altro, nove anni, discettava di radici greche con una posa che manco quell’Adone di Scanzi.
Sono mini adulti, oggi come vent’anni fa. Son cambiate solo le aspirazioni degli italiani, l’arte e la musica si inchinino al fascino magnetico dei fornelli a induzione. E in fondo in fondo, non è quell’orgoglio, motore immoto del mondo genitoriale, lo stesso di quello ostentato da mammà e papà che ti fanno festeggiare la prima comunione vestita da sposa nel Castello di Sant’Antonio Abate di quell’altro super campione televisivo che è don Antonio Polese, aka il Boss delle Cerimonie? Comunque sia, la verità è una: Mozart e Beethoveen non fanno più paura ai messia post-moderni delle cucine. Gordon Ramsey è meglio ‘e Vivaldi?
@barbadilloit