“Giorgia Meloni e Matteo Salvini esultano per la vittoria di Marine Le Pen alle regionali? Fanno bene, ma il fenomeno del Front National è stato costruito nel tempo, con l’impegno culturale e la coerenza politica. I sovranisti italiani dovrebbero studiarlo approfonditamente, non scimmiottarlo”. Massimo Magliaro, storico portavoce del segretario del Msi Giorgio Almirante e già direttore di Rai International e presidente di Rai Corporation, ha interrotto la lettura del saggio “Gli Etruschi di Chiusi” di Arnaldo D’Aversa per raccontare a Il Tempo la storia antica dei rapporti tra i postfascisti italiani e la famiglia Le Pen, offrendo spunti per la riaggregazione delle destre nostrane.
Il racconto richiede di riportare indietro le lancette del tempo, agli anni settanta. “Su mandato di Pino Romualdi e Giorgio Almirante sono stato in prima linea nelle relazioni diplomatiche che hanno portato alla costruzione dell’Eurodestra, un progetto di internazionale delle destre del quale il Msi era capofila”, spiega Magliaro. E ricorda un aneddoto: “Fui proprio io a consegnare a Jean Marie Le Pen la lettera con la quale Almirante lo autorizzava a fregiare il suo partito del simbolo della Fiamma tricolore: l’evento fu salutato nella sede nazionale del partito lepenista da una cerimonia solenne”.
Negli ultimi quarant’anni i rapporti tra destra italiana postfascista e Front National sono stati ininterrotti, salvo alcuni momenti di gelo: “Jean-Marie Le Pen, con il suo carisma, ruppe l’accerchiamento mediatico e politico, e con il ritorno al proporzionale – su impulso di Mitterrand in chiave anti-gollista – ottenne anche una netta affermazione alle politiche del 1986, eleggendo ben 35 deputati. La frequenza degli incontri tra esponenti dei due partiti era altissima. Non solo conservo memoria la gioia del nonno Jean-Marie per la nascita della nipote Marion Marechal, ma ho presenziato a decine di manifestazioni, dal Teatro Adriano al convegno a Palazzo Pallavicini, comizi di Almirante a Marsiglia o Nizza. Alla funerale di Almirante, Le Pen non partecipò perché era impegnato nelle presidenziali, ma inviò una delegazione con sindaci ed eurodeputati”.
Alle manifestazioni congiunte Msi-Fn partecipò negli anni ottanta anche Gianfranco Fini, protagonista nel 1994 della rottura più dolorosa con lo storico alleato francese. L’ex leader di An ha commentato l’exploit lepenista alle regionali puntualizzando che “va capito, non demonizzato. È una risposta efficace, da destra, alla crisi di identità culturale e alla paura post attentati terroristici”. Magliaro a Fini replica piccato: “Bravo Gianfranco, ma a queste conclusioni arriva dopo aver per vent’anni evitato contatti con il Fn, per essere accolto nei salotti buoni che lo hanno poi portato a votare il governo tecnocratico di Mario Monti”. Eppure, il giovane Fini, da neoeletto (dicembre 1987) segretario del Msi, dopo la Befana partecipò con Almirante ad un incontro del Fn a Nizza: “Eravamo nell’auditorium dell’Arcadia, Gianfranco intervenne con un francese scolastico ma si spinse molto in là nel sostegno a Jean-Marie. L’incontro segnò il suo ingresso nel consesso solenne dell’eurodestra, come delfino di Almirante…”. Poi con Le Pen volò a Bagdad nel novembre 1990, da Saddam Hussein, per dare uno smacco a Rauti segretario. “Nel percorso della destra di governo, Fini catalogò Le Pen come impresentabile, e fu un errore: Jean-Marie frequentava attori e uomini di cultura. Ed era anche ferocemente filo-israeliano, a difesa dell’unica democrazia nel mondo Medio Orientale”. Infine la riflessione finale di Magliaro: “I Le Pen, Jean-Marie e Marine che ha sostanzialmente e proseguito sulla linea del padre liquidando la vecchia nomeclatura, hanno raggiunto i risultati eccellenti facendosi apprezzare per la coerenza a differenza delle scelte scellerate dei postfascisti italiani, colpevoli di aver reciso le proprie radici culturali, rinnegando le tematiche nazionalpopolari”. L’ultima battuta è sul presunto antieuropeismo del Fn: “La destra italiana e quella francese sono figlie dell’Europa dei popoli. Il Msi aveva riviste come “Europa nazione” di Filippo Anfuso: essere contro le politiche di questo sovrastato che affama i popoli non significa essere nemici dell’Europa dei popoli sovrani”. (da Il Tempo)