Caro direttore,
ho visto Parigi cadere nel terrore, ho visto gente morire, piangere, fuggire e non ho saputo far altro che tacere. Mi perdoneranno tutti i dispensatori di opinioni e giudizi affrettati ma ho preferito tacere di fronte all’orrore evitando così di cadere nel facile errore.Urge ora offrire un messaggio di speranza, non prima di cinque considerazioni a mente fredda:
1 La Francia piange ed a farla piangere sono anche figli di Francia, figli d’Europa, terza generazione figlia di emigrati che si voleva integrare ed in ultimo si è marginalizzato rinchiudendola nei ghetti della periferia povera e degradata, dove la strada è divenuta palestra di delinquenza e di odio. Il sogno della società multirazziale si è trasformato in un incubo!
2 I fenomeni migratori moderni non sono sinonimo di libertà, sono l’opposto della libertà. Uomini e donne fuggono dalle proprie terre dilaniate dalla guerra e dalla miseria conseguenze del “modello di sviluppo occidentale”, la retorica dell’accoglienza al servizio dello sfruttamento. Se noi accogliessimo chi decide liberamente di lasciare la propria casa, non solo saremmo felici di farlo, ma saremmo anche in grado di farlo. Purtroppo non è così. Masse di disperati, diseredati vengono spinti verso di noidalla paura e dalla miseria. Infelici privati della loro patria, della loro identità, delle loro radici dal capitalismo apolide della finanza e delle multinazionali. Questo genera dolore, risentimento e paura, terreno fertile per i professionisti del terrore che arruolano il proprio esercito tra le fila di questa umanità senza speranza.
3 Porre l’accento sulle incoerenze e sullo sfruttamento prodotti dal modello economico dominante, non significa giustificare il terrorismo che va combattuto e condannato senza se e senza ma. Significa semplicemente aprire una riflessione che ci conduca ad offrire una proposta economico-sociale solidale, rispettosa della dignità della persona. Opus justitiae pax, recitava il motto di Pio XII riprendendo il profeta Isaia!
4 Non è in atto alcuna guerra fra religioni, le guerre “sante” sono fatte dagli uomini che strumentalizzano la fede per servire il denaro. Una guerra in nome di Dio viola almeno due dei suoi comandamenti: “non uccidere”, “non nominare invano il nome di Dio”. E’ in atto una guerra di una parte dell’ islam, non solo contro “l’occidente”, anche per l’egemonia nel mondo islamico. Mi sento di affermare che il fondamentalismo è sempre una forma di secolarizzazione della religione: quando si perde la traccia dell’amore di Dio spesso ci si rifugia nella rigidità delle formule testuali e delle prescrizioni, si passa dalla Fede all’idolatria!
5 Ovviamente il contesto è emergenziale e giustifica anche scelte radicali, vale l’abusatissimo motto “a mali estremi, estremi rimedi”. Vanno chiuse le frontiere anche solo temporaneamente? Se necessario per garantire la sicurezza dei popoli va fatto! Va annientato l’Isis anche con un’azione militare via terra? Mi domando come sia stato possibile escluderlo fino a ieri anche difronte alla mattanza di molti cristiani in medio oriente! Mi sembra l’approdo inevitabile, l’importante sarà poi gestire con intelligenza la fase successiva legata alla sovranità territoriale di Siria ed Iraq evitando di commettere gli errori già prodotti con le cosiddette primavere arabe e con la retorica della “democrazia da export”. Sarebbe inoltre necessario, coerente e banale smetterla di commerciare e finanziare l’ISIS!
Date queste premesse, quello che inquieta e spaventa, alla pari dell’orrore e del terrore dei nuovi barbari,è la mancanza di profondità, di prospettiva, oserei dire di visione delle nostre reazioni. Tutte di pancia, di istinto. Dalle più accomodanti alle più guerreggianti manifestano, nella quasi totalità, la vacuità del moderno approccio alla vita. Mi ha colpito vedere, nei luoghi della mattanza, tantissime candele accese ma non uno dei simboli della nostra fede, non un crocefisso, non un’icona, non una preghiera. Le candele si spengono e i ricordi svaniscono. Mase si spegne la luce della fede che ha edificato la nostra Europa cosa resterà di noi?
Alcuni giovani parigini hanno manifestato la loro disperazione per non poter andare più serenamente a cena o ad un concerto; paure legittime che però manifestano la nostra debolezza culturale. Ho visto, mesi fa, il video dell’assalto a Maaloula, in Siria, da parte degli islamisti di Al Nusra e ho udito con le mie orecchie le parole dei sopravvissuti, parole di speranza e di coraggio. Hanno raccontato dei loro fratelli uccisi perché rei di aver rifiutato la conversione all’Islam gridando in faccia ai loro aguzzini la loro fede in Gesù Cristo. Hanno mostrato la città distrutta ed i simboli della loro fede divelti dallo stesso odio di Parigi, dichiarando con coraggio e dignità senza eguali che “potevano aver distrutto i simboli ma che mai avrebbero distrutto la fede che custodivano nel cuore”.
Il 15 di Agosto del 2015 sopra al monastero di Santa Tecla a Maaloula, gli stessi uomini hanno issato di nuovo la statua della Vergine Maria, hanno ripreso possesso della loro piccola Patria. Maaloula è risorta assieme ai suoi figli per non aver rinnegato la fede. Il mio auspicio, il mio sogno è che possano anche l’Europa ed i suoi figli rivivere a vita nuova! Possiamo anche noi ritrovare l’orgoglio della nostra identità, della nostra storia, delle nostre tradizioni e della nostra Fede millenaria. Non sarà il terrore a distruggere il mondo perché è stato l’amore ad edificarlo, l’amore di quel Dio fatto uomo, morto e risorto per noi, quel Dio che abbiamo accantonato, del quale sembriamo vergognarci ma che sempre e per sempre rappresenta la speranza dell’umanità!