La guerra della Russia contro l’Isis in Siria? Vietato occuparsene. Soprattutto vietato farla. È visto che Putin si ostina, a far la guerra contro di lui provvede il mondo dello sport che chiede di escludere i russi da ogni competizione perché dopati. Beh, certo, il mondo dello sport al servizio degli USA e dei suoi servi e’ così pulito da potersi permettere di dare lezioni di moralità e serietà. Sono bastati 150 anni per accorgersi che il ciclista yankee che aveva vinto tutto era leggermente dopato. Ed è meglio non parlare di altri sport, visti gli scandali che coinvolgono Blatter e Platini. O le polemiche sulle corruzioni per ottenere l’assegnazione dei giochi olimpici. Tutti puliti, tranne i russi. Appare evidente a tutti, tranne a quelli convinti che gli arbitri non sbaglino mai proprio in quanto arbitri, che l’attacco abbia poco a che fare con lo sport e il doping (se no i giamaicani sarebbero stati bombardati da tempo) e molto con la politica internazionale. D’altronde la Russia continua ad ostinarsi nel non far nulla sul fronte del soft power. Qualche convegno (spesso in collaborazione con chi ha scarsa capacità mediatica ed ancor minore professionalità), testate online di scarsa lettura perché affidate alla buona volontà di chi ci scrive, poco di più. Eppure, sui social, i fan di Putin non mancano. E sono aumentati dopo l’intervento in Siria. E gli imprenditori italiani che protestano contro l’embargo sono sempre più numerosi. Ma vengono messi a tacere perché non hanno media che rilancino le loro idee e le loro proteste. Gli spazi ci sono soltanto per assicurare che le sanzioni non hanno penalizzato nessuno, che non c’è alcun bisogno del mercato russo o dei turisti russi. D’altronde se a Mosca ritengono di non dover investire in Italia per raccontare una versione diversa, perché mai dovrebbero pensarci gli italiani?