CasaPound che gioca a fare la prima donna. CasaPound che ha il vizio di dividere. CasaPound che è permalosa. Tutta colpa di CasaPound, insomma. La nostra decisione di non andare a Bologna alla manifestazione organizzata dalla Lega sta causando un bel po’ di interpretazioni sbrigative e qualche bordata in malafede. Mentre qualche parlamentare leghista è occupato a fare congetture sulla nostra assenza, Berlusconi, platealmente e quasi arrogantemente, si propone come «normalizzatore» e quasi «tutore politico» di Matteo Salvini. Testualmente: «Vado a Bologna, il centrodestra deve essere unito. Anche perché Salvini fa queste fughe in avanti… È bene stargli accanto, non farlo fuggire». Ecco, forse chi crede nella rivoluzione salviniana dovrebbe preoccuparsi più di questa presenza che della nostra assenza. Chi ci crede davvero, ovviamente. Chi vivacchia all’ombra dei buoni risultati mediatici del leader aspettando di traghettare il tutto in un nuovo minestrone di centrodestra, vede al contrario nell’ex Cavaliere il miglior alleato. A me è tornata in mente una foto, quella storica del Pdl, scattata a Piazza San Giovanni, con Berlusconi che tiene per mano Fini e Bossi. Berlusconi è restato mentalmente e politicamente fermo a quel periodo ed è lì che vuole ritornare. Se a Bologna salgono sul palco la Meloni e Berlusconi, avverrà come una mutazione genetica: la leader di FdI diventerà Fini e Salvini si tramuterà in Bossi. Avremo la riedizione di quella foto, di quell’epoca, di quell’esperimento politico, in un momento storico in cui però esso risulta del tutto fuori tempo. Anche perché il presunto federatore di questo centrodestra – Berlusconi – ha nel frattempo fatto un patto alla luce del sole con Renzi, ne ha fatto forse un altro più discreto per il tramite di Verdini, e anche quando è tornato a criticare il premier ha dovuto aggiungere, senza accorgersi della contraddizione, che il leader del Pd lo copia.
Non ci siamo sfilati perché in quel ritratto di famiglia, in quella riedizione del vecchio centrodestra, non avanza uno strapuntino per noi. Al contrario, noi non vogliamo proprio esserci in quella foto. Si riduce tutto al fatto che noi avremmo voluto salire sul palco, quando è vero il contrario: noi non volevamo salire sul palco, volevamo che ci fosse solo Salvini, su quel palco. Sotto potevano esserci tutti, senza bandiere, insieme ai cittadini e alle categorie. Questa era l’idea iniziale, questo era l’evento a cui avevamo aderito e che poi qualcuno ha voluto tramutare in altro. CasaPound non mette veti, solleva una questione politica per cui ne va del progetto salviniano. E se per la nostra assenza si può anche ostentare indifferenza, per le sorti di un intero progetto politico bisognerebbe mostrare maggior interesse. A patto che vi si creda fino in fondo, ovviamente.
*Vicepresidente CasaPound Italia