Caduti “dalla Rete” nella rete di un hacker? O paura del responso? Non sono giorni facili nemmeno per i grillini, costretti a dover fare i conti adesso con i birichini della stessa sorgente – il web – da cui essi stessi prendono linfa e sostanza. Anche per il M5S sembra giunto il momento di dover pagare pegno ai cyber-giustizieri o forse a un risultato sorprendente uscito dalle proprie urne. Il dubbio proviene dal fatto che la bandiera bianca è arrivata dopo il sabotaggio – almeno così dicono – del sistema di voto riscontrato per le Quirinarie, le elezioni on line per l’indicazione del candidato dei 5 Stelle al Colle. Ma non è finita qui. Perché anche questa volta si è assistito al solito meccanismo nebuloso sia per la scelta dei votanti (riservato ai soli iscritti al sito entro il 31 dicembre 2012), e sia per l’immancabile presenza della società Casaleggio per lo smistamento dei dati (ma Casaleggio ha escluso la propria candidatura, salvandosi in calcio d’angolo dalla sempreverde accusa di conflitto di interessi). Si potrebbe dire il “solito” metodo Grillo, quello riservato alle grandi occasioni.
La stessa rosa dei nomi che vanno per la maggiore – da Milena Gabanelli a Dario Fo, da Stefano Rodotà a Gustavo Zagrebelsky – fa sorgere un secondo dubbio: non si può non scorgere, infatti, una propensione per la scelta mediatica più che per l’individuazione di personalità che possano essere una garanzia di competenza rispetto al momento storico che il Paese sta vivendo. Il nuovo capo dello Stato, infatti, avrà un lavoro molto complicato (non basterà di certo la lista della spesa – delle ovvietà – compilata dai saggi) da svolgere, soprattutto in sede internazionale, perché c’è un paese che politicamente non sembra in grado di determinarsi. E allora sembra aleggiare un atroce dubbio: che alla quarta votazione, alla fine, i grillini possano conformarsi su un candidato Pd come hanno già fatto con Piero Grasso al Senato. E lo spettro di Romano Prodi emerge in tutta la sua fisicità.
A questo punto, i maligni, non possono che avanzare un dubbio: e se le votazioni on line fossero state annullate proprio perché già emergeva il nome del professore bolognese? Ciò avrebbe privato Grillo della possibilità di contrattare sul nome del “professore” di Bologna, avendo un maggior peso nelle votazioni reali. Il vero scandalo appare però che le strade verso la ricostruzione del nostro paese possano passare con il contributo dei grillini per Prodi. Ciò darebbe infatti ragione a chi teme che la comunicazione del M5S si sforzi di creare un immaginario innovativo e ribelle, un placebo illusorio mentre nelle stanze poco virtuali del potere grillo assomigli a un figlioccio della Prima repubblica più che a un anarchico digitale.