Siamo degli inguaribili illusi. Eravamo convinti che parlare di fascismo, su basi storico-scientifiche, a settant’anni dalla sua caduta, fosse un principio acquisito, perfino una banalità. A destra e a sinistra. Eravamo convinti che l’opera e l’esempio di Renzo De Felice avessero fatto scuola, al fine di arrivare ad un giudizio sul Ventennio “sine ira et studio”, pur nella consapevolezza, da inossidabili frequentatori di biblioteche e librerie, che molto ci sia ancora da dire e da discutere, vista la quantità dei libri in uscita sull’argomento.
Ed invece eccoci nuovamente, nell’anno di grazia 2015, a dovere fare i conti con i vecchi tabù. Campione di “ignoranza” è ora il Comune di Riccione, che, dopo avere deliberato una serie d’incontri dedicati al periodo fascista (“Riccione … fa Storia”), programmandoli tra l’ottobre ed il dicembre di quest’anno (spesa stanziata € 791,00) ha deciso repentinamente di fare marcia indietro (“Rilevata la necessità, per motivi organizzativi e di programmazione interna, di sospendere la pianificazione e realizzazione dell’iniziativa, rimandando la stessa a data da definirsi” – si può leggere nella burocratica “determina” del 1° ottobre 2015) adducendo – secondo alcuni amministratori locali – inquietanti strumentalizzazioni e chissà quali pericolose “revisioni”.
Eppure gli oratori previsti tutto sembrano fuori che dei gerarchi mimetizzati o degli inguaribili cultori del folklore nostalgico. Giuseppe Parlato, Giordano Bruno Guerri, Paolo Mieli e Marcello Veneziani, questi i conferenzieri “indesiderati”, rappresentano un poker vincente , per serietà e produzione libraria. Il loro antinconformismo avrebbe anzi permesso di trasformare gli appuntamenti di Riccione in una stimolante occasione di confronto.
Ciò che inquieta ancora di più in questa vicenda, già di per sé avvilente, è che a cassare l’iniziativa sia una giunta di “centrodestra” (le virgolette sono d’obbligo), presentatasi, dopo decenni di amministrazioni di sinistra, come alternativa al Pd, che infatti a Riccione è all’opposizione.
L’attuale amministrazione romagnola conferma purtroppo una regola: quando a governare, anche localmente, è la sinistra, è scontato che gli orientamenti culturali siano tutti organici alla maggioranza; quando invece a governare è il centrodestra gli orientamenti culturali rimangono invariati (cioè di sinistra) segno del magnifico spirito “liberale” dei partiti di “centrodestra”. Il risultato purtroppo è che sui temi sensibili della cultura, i partiti e le amministrazioni di “centrodestra” continuano a registrare ritardi gravissimi, portandosi dietro atavici complessi e storiche debolezze.
Come scriveva, nell’ormai lontano 1995, Marcello Veneziani, “le culture di destra hanno due nemici: la sinistra e la destra politica. (…) Agli occhi di entrambi la destra culturale è un regno di alieni. La sinistra ti considera un mostro perché reputa ancora incompatibile la cultura con la destra. In certi casi ha una diffidenza antropologica. E la destra politica ti considera un alieno perché hai la doppia cittadinanza, abiti anche nella città intellettuale, dunque coltivi un pericoloso bilinguismo”.
Visto l’esempio di Riccione, ma non solo, vent’anni sembrano essere passati invano. Con il risultato che, sul versante del “centrodestra”, è meglio “censurare” che discutere.