“Assad o non Assad? Il Paese si risente perché l’Italia non è stata invitata dai francesi al vertice sulla Siria e la Libia dove sono presenti anche la Gran Bretagna e la Germania, con l’alto rappresentante della Ue Federica Mogherini. Ma che ha da dire su queste vicende l’Italia? Sulla Siria ben poco, a lungo si è adeguata alla versione della storia fornita dagli Stati Uniti e dai loro alleati europei e arabi. Con qualche correzione quando si è accorta che Bashar Assad non era caduto ma dopo alcuni anni restava ancora in sella”: questo passo dell’articolo di Alberto Negri sul Sole24Ore mostra in pieno come l’Italia potenzialmente possa svolgere un ruolo strategico nel Mediterraneo e in Medio Oriente, ma di fatto sia condannata a una comparsata marginale.
La politica estera per tutelare l’interesse nazionale
Negri scrive ancora: “Siamo quasi certi che non sarà un vertice europeo, da cui l’Italia è esclusa, a rispondere a questi banali interrogativi. Sulla Libia poi c’è solo da constatare il più grande smacco strategico subito negli ultimi decenni: l’Italia, che nel 2010 aveva firmato un accordo con Tripoli per la cooperazione e la sicurezza, non soltanto non è stata capace nel 2011 di opporsi all’iniziativa francese di bombardare Gheddafi ma successivamente ha partecipato ai raid. Con quale contropartita? Quando è finito il regime libico, francesi e inglesi si sono accorti che nonostante decenni di propaganda anti-italiana i libici non avevano nessuna intenzione di buttarci a mare ma l’Eni continuava a estrarre petrolio e persino i Fratelli Musulmani di Tripoli avrebbero voluto che la missione internazionale per ricostruire il Paese fosse affidata agli italiani. Ma gli italiani evidentemente devono essere considerati meno affidabili dei jihadisti appoggiati dalle monarchie del Golfo. E non importa se ora alla Sirte c’è il Califfato: nessuno a quanto pare è intenzionato a sloggiarlo dal Golfo libico che sta di fronte a casa nostra. Ogni tanto ci affidano la guida di qualche missione nel Mediterraneo dal titolo pomposo ma giusto per non farci sentire sminuiti quando usano le basi aeree per bombardare un Paese piuttosto che un altro. In realtà l’Italia è felice di non dovere partecipare a questi vertici. Nel 2004, nonostante precise richieste di invito da Teheran, rinunciò anche al tavolo del negoziato del Cinque più Uno con l’Iran”.
Il nodo culturale e politico: l’Italia non conta nulla a livello internazionale
Conclude Negri: “È ingiusto però prendersela soltanto con chi governa o ha governato l’Italia in questi anni. I nostri governanti, tutti democraticamente eletti e assai somiglianti ai loro elettori, sono lo specchio di un Paese che ha delegato ad altri le proprie responsabilità, che ha sempre seguito il mainstream senza troppi voli di fantasia. È un Paese scarsamente indipendente, che ha perso la guerra, vive sotto l’ombrello della Nato e quando si sposta leggermente dal suo posto nel coro viene redarguito. Però ha tanta buona volontà: siamo andati nei Balcani, in Kosovo, in Afghanistan, in Libano. Persino in Iraq, nel 2003, ad appoggiare la più straordinaria fesseria mai compiuta negli ultimi 20 anni da un superpotenza, le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti e che paghiamo ancora oggi. Abbiamo sacrificato in missioni militari vite umane e quattrini per darci un ruolo che oggi nessuno ci riconosce: ecco un altro investimento con scarso ritorno che dovrebbe farci riflettere”.