Cos’è che ci fa emozionare? L’incertezza. La suspense, il rischio, il brivido dell’ignoto. Tutto ciò che non possediamo stabilmente, l’imprevedibile.
Questo è il trucco dietro amore, arte, ironia e mille altre cose. L’uomo di spettacolo come l’oratore politico, il professore come il sacerdote, tutti loro giocano con i vuoti e i silenzi. Ogni racconto ci avvince quanto più ci è misterioso il suo esito. Un esempio più prosaico: Valentino Rossi. Ragazzo semplice, elementare, ma dal grande successo sportivo e umano. Perché piace tanto? Perché anche nei momenti di maggiore dominio non vince tranquillamente, non parte sempre primo. Non è scontato. Parte dietro e dopo insegue. Vince, ma a volte anche perde. Non è come certi trionfatori noiosi, che sembra stiano facendo il compitino.
Privi di narrazione e di intreccio. Come certi secchioni, che sai già che prenderanno il massimo dei voti. Come vincere ogni anno la serie A facendo solo melina e vincendo tutte le partite 1 a 0: che gusto ci sarebbe?
Vincere è vincere, ma a volte è anche entusiasmarsi e raccontarsi. Ci sono persone che devono vincere per vincere e quelle che invece vincono anche senza vincere. Quelle che non sai mai se ce la faranno, sempre sul crinale della bocciatura, del licenziamento, della sconfitta. Forse è così che è stata anche la destra, una certa destra, appassionata e tumultuosa. Colma di ladri e di eroi e perciò sempre sfuggente, ancora oggi, a una definizione. Bravissima a perdere, finché c’è stato da perdere, e incapace di vincere quando ha vinto.
Forse è giusto che a vincere siano quelli che sanno vincere. È giusto che i perdenti si entusiasmino nell’arrivare sempre secondi e si accontentino di conservare la propria verginità. Che non debbano mai scoprire di non saper guidare. Che restino per sempre inutili e per questo necessari. Nel loro modo di perdere, irraggiungibili. In amor vince chi fugge, dice l’adagio, e vince anche chi insegue.
In un certo ordinamento ideale sport, arte, politica, amore e vita sono l’identico contenuto del medesimo valore. Forse non sempre vale la pena di vincere a tutti i costi. Vediamo un amico sposarsi, o c’innamoriamo noi stessi, e ci domandiamo se in amore, come nella vita, ci siano vittoria e sconfitta. Specialmente, se possano essere definitivi. Un segno più o un segno meno. Un conto.
Resta, per i più graziosi sconfitti, la convinta speranza che amore e vita siano in realtà una ricerca, un orizzonte mai davvero addomesticabile e che non è richiesto raggiungere. Come la saggezza di chi sa di non sapere; come l’amante che non sa l’amore se non inseguendo, perché il desiderio è una distanza incerta.