Le italiane non vincono mai. E diciamo che noia, per non evocare le palle (tre) che il Leverkusen ha piazzato nel sacco della Lazio, versione piccina picciò, presentatasi in casa della squadra della Bayer.
Amnesie in difesa, atteggiamento poco battagliero ed ecco che i sogni di gloria di Lotito si tramutano nella polvere, la solita, che le squadre italiane (con l’unica eccezione del Milan anni fa) masticano, triturano e debbono inghiottire a ogni sacrosanto preliminare di Champions.
Per la Lazio si spalancano le porte della Europa League, la sorellina sfigata della Champions, figlia illegittima della pur gloriosissima Coppa Uefa. E dovrà sfacchinare negli angoli remoti dell’Europa pallonara, tra Azerbaigian e periferia belga. Peccato, perchè sembrava fatta e se è vero che non sempre vincono i più bravi (anche all’andata i biancocelesti avevano giocato male e l’avevano sfangata solo grazie all’estemporanea magia di Keita).
Vabbè, è andata così. Sulla sponda laziale del Tevere comincerà una nuova stagione ma non un’altra stagione. E sarà la solita: figurarsi se dopo ‘sta scoppola (e soprattutto senza i soldini che ne avrebbe guadagnato con il passaggio del turno) il ragionier Lotito spenderà e spanderà sul mercato. I tifosi già mugugnano e rispolveranno i soliti inviti, a quei rivolti, a levar immantinente il disturbo. Il nuovo campionato è cominciato già, l’altra stagione, quella dell’Europa scintillante e della Lazio che veramente può far paura agli squadroni (e alla Roma del violinista Garcia) sembra lungi dall’iniziare.