Non avranno mai un volto i paracadutisti britannici che tra il 9 e l’11 agosto del 1971 trucidarono undici civili, tra cui un sacerdote cattolico. Il ministero della Difesa del Regno Unito, cui s’erano appellati i familiari delle vittime del massacro supportati da una mozione votata a stragrande maggioranza dal Dàil, il parlamento di Dublino, ha comunicato che non c’è modo per “rintracciare” i protagonisti dei fatti di sangue accaduti nella giurisdizione di Belfast quarantaquattro anni fa.
La lettera che attesta l’impossibilità del ministero della difesa britannico a identificare i soldati colpevoli dell’eccidio, secondo gli esponenti indipendentisti, confermerebbe il successo dell’opera di “copertura” che sarebbe stata messa in atto dalle gerarchie britanniche. Infatti, stando a quanto rivela An Phoblacht, il ministero ha solennemente affermato che non sarebbe riuscito a scovare tra le liste dei militari impegnati nel 1971 a Ballymurphy riscontri con i dati in possesso all’Esercito e direttamente collegabili ai singoli soldati.
La questione Ballymurphy è una ferita aperta che sgorga sangue vivo, nell’Irlanda del Nord e anche nello stato libero. E la sostanziale “chiusura” del governo inglese all’identificazione dei responsabili dell’eccidio arriva in un momento delicatissimo perchè, ad oggi, il processo di pace avviato difficilmente con gli accordi del Venerdì Santo del 1998 sembra essersi praticamente arenato.
I familiari delle vittime non si sono mai arresi e non hanno la minima intenzione di farlo. Anche perchè l’agosto del 1971 segnò un vero e proprio spartiacque nella lunga guerra combattuta tra i repubblicani cattolici e i lealisti protestanti con l’esercito inglese.
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=ur_KLdc3lG0[/youtube]
Tutto ebbe inizio quando il primo battaglione paracadutisti dell’armata inglese diede il via alla cosiddetta “Operazione Demetrius” che si proponeva di sradicare l’Ira dall’Irlanda del Nord. In tre giorni, 340 persone vennero arrestate senza apparente motivo. Vennero trattenuti in dodici, passati alla storia come “Gli Incappucciati” e che subirono pestaggi, torture e marchiature a fuoco.
Durante la retata dell’esercito di sua maestà, però, non filò tutto liscio. Anzi. Vennero uccise, nella zona di Ballymurphy, undici persone, completamente innocenti. Il 9 agosto morì sotto i colpi di un cecchino il diciannovenne Francis Quinn, “colpevole” di aver tentato di aiutare un uomo che era stato ferito; un altro cecchino ammazzò, praticamente nelle stesse circostanze, il sacerdote cattolico Hugh Mullan, 38enne; lo stesso giorno venne ammazzata anche la 50enne Joan Connolly, il 44enne Daniel Teggart (colpito ben quattordici volte), il 20enne Noel Phillips e il 41enne Joseph Murphy.
Il giorno dopo, 10 agosto 1971, perse la vita il 28enne Edward Doherty e infine, l’undici di agosto, perirono il 20enne John Laverty, il 43enne Joseph Corr (che spirò dopo un’agonia durata sedici giorni), il 49enne John McKerr colpito a morte mentre si trovava nei pressi della chiesa di rito cattolico locale e, infine, Paddy McCarthy di 44 anni. Sua la sorte più triste: fermato da un gruppo di soldati, da questi gli fu puntata contro una pistola scarica. Un militare premette il grilletto e McCarthy morì di crepacuore.
Queste undici persone, che aspettano ancora giustizia. Ma il ministero della difesa britannico, dichiarandosi incapace di identificare i carnefici s’è, sostanzialmente, opposto un’altra volta.