L’estate è il tempo della spensieratezza, delle serate con gli amici e, perchè no, delle uscite in discoteca. Viviamo, però, in un’epoca abbastanza folle che si trascina, continuamente, su prese di posizione sempre più assolute. Davanti alle quali è il mondo reale a reclamare se stesso e a far esplodere cortocircuiti che manco un Trilussa o un Jonathan Swift saprebbero dipingere meglio.
Ne dà conto Repubblica, che di certo non può essere tacciato d’esser un media “oscurantista”. Il fatto è accaduto a Torino. Tre ragazzi, tre amici, avevano voglia di passare una serata a ballare in un noto locale della città piemontese quando, giunti all’entrata, sono stati scacciati dagli addetti alla sicurezza. Perchè, in programma quella sera, c’era una serata gay a cui era bandito l’ingresso agli avventori eterosessuali. I tre giovani, sbigottiti, hanno chiesto lumi agli organizzatori per poi sentirsi dire, come riporta sempre il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari: “Se avete un amico gay dentro chiamatelo e vi facciamo entrare”. Uno dei tre giovani ha chiosato, al cronista de La Repubblica, ponendo la questione negli unici termini possibili: “Ci è sembrata una discriminazione al contrario, ma soprattutto non capisco il metodo. Chiedere a una persona il proprio orientamento sessuale per scegliere se può o meno entrare in una discoteca va contro tutto quello contro cui il movimento Lgbt combatte da anni”.
Il cortocircuito liberal dell’estate è servito.