«Ah, questa sì che è vita», è il pensiero che sta dietro un Sorpasso: supremazia provvisoria, stato e status di euforia e possibile gloria – in presenza di sguardi, meglio se di femmina – ed è, poi, una di quelle azioni che raccontano l’estate. Che cosa è se non un azzardo, una mossa guascona, un rischio cercato, la più bella delle stagioni? Anzi no, come direbbe Bruno Cortona, il Vittorio Gassman immortalato da Dino Risi nel “Sorpasso” e padre di tutti noi: «è la più gajarda de le stagioni». E poi aggiungerebbe: «Metti Modugno. Pare ‘na cosa da gniente, ma quest’uomo in frac me fa impazzì. C’è tutta la solitudine, l’incomunicabilità, e poi quell’altra cosa che va de moda oggi: l’alienazione». Già «l’aliennazzione», che oltre ad essere una cosa di e da Antonioni, colpisce in assenza di Sorpasso, quando si formano code a ridosso dei caselli e degli svincoli nei giorni definiti dalla tivù del Grande Esodo. L’ultimo dei belli, per dirla con Franco Franchi, quel Bruno Cortona con la sua Aurelia Sport – giurateci la rifaranno con o senza Pininfarina, come la Cinquecento, il Maggiolino e ora la Renault 4 – ruggente e provvisoria al punto di somigliargli, almeno a sentire Pier Vittorio Tondelli (uno che di estati se ne intendeva, leggere “Rimini”), e in coda non c’è mai finito, perché lui è uno che scarta di lato, ed questa la differenza non tanto tra bufalo e locomotiva ma tra chi coniuga il verbo sorpassare al presente e chi no. Perché o l’estate è movimento o non è. Non parlo solo di Formentera e delle sue notti ma del viaggio che la precede. Sì, certo, poi seguirà meritato riposo sotto ombrellone con conseguente limonata e/o altro drink, ma senza lo spostamento non c’è oggettivo consacrato sentimento né riposo. È nella ricerca del conflitto con lo spazio e il tempo che c’è il vero autentico qualunquista «lasciatemi perdere» che si materializza nello spostamento, e a seguire: la gajarda stagione, e via allora alle discussioni estenuanti su come si conquista costruisce ottiene.
E sì, ovviamente, un individualista – il giusto – come Cortona, identificazione non solo iconica, ha più possibilità di farcela, perché il Sorpasso è soprattutto una prova solitaria, sapendo che la precedenza è una questione da catenacciari. E a quelli che ripetono «Niente revival, per favore», potete sempre rispondere è una opinione sbagliata, chiedete a Gino Paoli – o quel che ne resta –, lui lo sa. Perché il problema più importante è sempre quello topico: Si può scalare prima o bisogna solo tenere a bada la potenza eccentrica dei cavalli e poi dare gas tuttamanetta? E a seguire: Mare sulla destra e una strana espressione nei tuoi occhi? Oppure: Adesso gli faccio vedere chi sono? – si spera senza sbagli, con la voglia che freme sulla strada e la periferia ormai alle spalle. D’altra parte chi non dichiara d’eccitarsi con un Sorpasso, mente soprattutto a se stesso. Come chi dice che non lo fa per piacer suo ma solo per le scollature da brivido Rihanna. Sulle labbra tue dolcissime corre il mio desiderio di superare questo che ho davanti con il Suv, sperando che a brillar saranno gli occhi tuoi dolcissimi e non quelli di un autovelox. E come può un Sorpasso risolvere una stagione? Questo dovevate chiederlo prima che a Gassman a Valentino Rossi che da inverno del suo sconforto si trova a vivere l’estate della resurrezione mondiale. È nell’accelerazione prima dello scarto che nascono i flirt, è nel timido accenno alla svolta a sinistra che si possono intravedere intere educazioni sentimentali generazionali altro che “Notte prima degli esami”, se mi vedi tremare è perché non posso scattare, se dondolo lungo la linea continua è solo perché ho un camion davanti e negli occhi una Catherine Spaak anzi no oggi è Belen che sorride dai cartelloni pubblicitari, tanto durerà poco. E certo che Ballard l’aveva capito, quel tanto di coscienza che resta è tutta nelle auto, per le auto, quel conflitto tra antagonisti e non, è tutto sulla strada: tra chi sorpassa e chi blocca le autostrade, l’ultima possibilità – a scatti – di esprimersi in marce e sgommate, che rimane a una generazione politicamente ingabbiata, correttamente istruita alla divisione del mondo, uno schema perentorio e infallibile che non prevede il Sorpasso né i suoi tentativi, perché un pieno vale più di uno stipendio medio. Di conseguenza la domanda da Come potete giudicar? Diventa: Come potete sorpassar? E certo che prima era tutto più semplice: quando non c’erano le restrizioni di Maastricht e l’unica vera corte Costituzionale era Mike Bongiorno. Manca un Kerouac che spieghi che senza strada non c’è Sorpasso e senza Sorpasso non c’è Estate. Certo, manca anche il Boom, e quindi altro che on the road again, bisogna stare in casa, con mamma e papà, risultato: languori ciclici e iperproduzione di status di Facebook, temporali di Tweet, e catene di corpi su Instagram, a cominciare dal giovane premier come dicono al tigì. Perché fin quando ci saranno i divani non ci saranno i sorpassi, fin quando gli unici Autogrill visitati da una generazioni saranno i bar sottocasa ci saranno solo Proust da playstation e nessun Kerouac, nemmeno in Panda. Avvisate la Boschi e gli Elkann, i Della Valle e il resto della squadra, la modernizzazione è sì, anche quella un Sorpasso. Allora date all’Estate quello che è dell’Estate: i suoi Sorpassi, che poi servirebbero anche al paese e al suo governo, ma quello, viene dopo, a seguire direbbe Arrigo Sacchi o Fabio Caressa. Perché un Sorpasso o l’Estate stanno in fondo a una marea di ambizioni e paure, da vincere e cancellare – scegliete voi l’ordine – dove l’importante è andare, andare, andare con un piano e un desiderio, malgrado tutto quello che si legge sui giornali. Anche perché se non vedi allontanare le cose come fai ad amarle? Se non ti metti a correre verso l’estate come farai dopo a dire: Rendimi tutto? Se non acceleri e vai a prenderti quello che ti spetta come farai dopo al tramonto a compiacerti? Statistiche alla mano: Quanti tentano il Sorpasso? C’è un Ilvo – compassato – Diamanti disposto a darci un dato crudo? Esiste ancora Bruno Cortona? Ci sono epigoni in giro, in sala, lungo la strada da Roma a Castiglioncello? O anche pure altrove? E questo manipolo lanciato a bomba no, non contro l’ingiustizia, ma solo contro il conformismo, ha o no l’indiscusso touch of class di Gassman? Bisogna scomodare Hegel o basta la Società Autostrade per avere un quadro della dannazione stradale? Centocinquanta all’ora o centocinquanta aforismi di Sorpassi mancati senza nessuna fede nell’estetica del gesto, e conseguente compromissione dell’intera gajarda stagione? E se c’è una giornata uggiosa? Chiede quello cresciuto a Battisti e Mogol – solo perché ha paura dell’ultimo gesto di ribellione rimasto –. E merita l’unica risposta possibile, quella dannunziana: che ci sia o no la luce, Ermione, il compito è di andare, meglio se in moto, schiudi l’anima e sotto le innumerevoli dita fai girare l’acceleratore. Rappresentazione individuale di un desiderio comune a una generazione. Con un serio problema: rivendicare pensieri in controtendenza fuori dai pc, esportare azioni contrarie dalle camerette alle spiagge, provando a farsi piloti dei proprio desideri e non solo writers stanziali sui muri dei palazzi a giro d’isolato. Mancano i Sorpassi e gli scrittori da Sorpasso, manca uno come Salgari che poi era il padre di Bruno Cortona, capace di far sembrare l’Aurelia una Malesia senza nessuna prospettiva intellettuale, solo la bellezza del salto, del riscatto, appunto, del Sorpasso. [uscito su IL MATTINO]