Una intervista-ritratto di un intellettuale libero, protagonista dell’ingresso delle opere di J.R.R. Tolkien nella cultura italiana. Antonio Gnoli ha raccontato così per La Repubblica Quirino Principe, insigne musicologo, traduttore raffinato, firma illustre de La Domenica del Sole24Ore.
Il rapporto con la musica e l’influenza di un colonnello delle SS
Quirino Principe racconta così la nascita di una passione: “Avevo un padre medico. Era direttore dell’Istituto di igiene a Gorizia. Quando scoppiò la guerra sfollammo in un paesino del Friuli. Vivevamo nel retro di una locanda nella quale si acquartierò un comando delle SS. Il colonnello era un musicomane che girava con il suo pianoforte. Lo installò. E per la prima volta vidi questo strumento. Avevo sette anni. Mi avvicinai e sfiorai la tastiera. Fu quell’ufficiale a darmi i primi rudimenti. In seguito mio padre decise di farmi studiare musica”.
Il sogno mancato di diventare pianista
“L’ipersensibilità è stata la croce della mia vita. Sognavo di diventare un eccellente pianista. Mi guardi le mani. Sono la metà di quello che dovrebbero essere. A volte penso di essere uno scherzo della natura. Tra i 15 e i 16 anni ho visto letteralmente naufragare i miei sogni. Poi sono subentrati altri interessi: la letteratura e la filosofia. Mio padre cominciò a disprezzare quello che facevo”.
Il ricordo di Elemire Zolla
“È stato un genio e di lui ho un acuto rimpianto. Fu il primo persuasore di Alfredo Cattabiani — direttore editoriale della Rusconi — nell’impresa di pubblicare Il signore degli anelli”.
La genesi dello sbarco in Italia del Signore degli Anelli di Tolkien
La prima traduzione era di Vicki Alliata. “Lo aveva fatto di “sua sponte” e l’editore Ubaldini ne aveva pubblicato il primo volume. Fu un pauroso flop. Ubaldini regalò tutto il materiale a Cattabiani. E il giorno in cui arrivai in casa editrice mi scaraventò addosso quella montagna di carta. Feci una revisione generale, corressi gli errori, modificai il tono generale, ricostruii le Appendici. Fu una fatica capillare. Detto questo mi inchino dinanzi alla parte che la Alliata ha avuto in quell’impresa”.
Nessuna analogia con Harry Potter
“Neppure per un istante vidi The Lord of the Rings come qualcosa di simile a ciò che in futuro sarebbe sgocciolato con i nomi di Harry Potter o Twilight. Capii subito — come lo capì Zolla — che si trattava della riapparizione del grande poema epico-cavalleresco rinascimentale di Boiardo o Ariosto o Spenser”.
La traduzione de “L’Operaio” di Ernst Jünger
“La grandezza di quel libro è nella sua crudeltà che toglie ogni illusione. Jünger individuò tre carnefici della libertà: l’arroganza burocratica-tecnocratica; l’uguaglianza raggiunta a livelli d’ignoranza e di rimbecillimento e il rigurgito delle fedi e delle superstizioni”.