Quando in politica si crea un vuoto, prima o poi qualcuno lo riempirà. È un antico assunto che trova conferma nelle vicende italiane recenti. La scomparsa della Destra, in seguito all’implosione del Pdl, ha “lanciato” la Lega di Salvini che sembra averne ereditato una porzione consistente. E senza tanta fatica. Bensì mettendo insieme un network “identitario”, come si dice oggi, nel quale hanno trovato spazio numerose e contraddittorie componenti culturali, originariamente di destra. Queste hanno offerto al dinamico leader leghista la loro disponibilità a cooperare in vista della costruzione di un fronte sovranista. Tanto è bastato a Salvini per sentirsi legittimamente autorizzato a sbaraccare gli stilemi secessionisti del vecchio Carroccio per dare una prospettiva di movimento nazionale dalle forti connotazioni “destriste”, ma indefinito sul piano più propriamente politico. Nel senso, cioè, di non aver ancora precisato quale dovrebbe essere il fine dell’operazione mancando un coerente disegno ideologico.
Ci aiuta, comunque, nel tentare la decifrazione del neo-leghismo il libro-inchiesta, brillante e colto, di uno dei giornalisti più sensibili alle tendenze politico-intellettuali di ultima generazione, Antonio Rapisarda che ha indagato sulla galassia di Destra attratta da Salvini ed i risultati li ha riversati in un saggio assai pregevole. Tuttavia, per quanti indizi l’autore ci offra, non riusciamo comunque a capire se il successore di Bossi riuscirà a dare vita ad una solida “comunità sovranista” nella quale si trovino accanto l’uno all’altro vecchi e nuovi simpatizzanti della Destra con federalisti d’antan e ribellisti di varia provenienza e natura. C’è ancora qualche problema da risolvere. Una cosa, infatti, è appunto l’aggregazione di un’area frammentata e dispersa, un’altra è darle consistenza politica al di là delle suggestioni identitarie e sostanzialmente anti-europee.
La Lega – e ciò risulta da una lettura approfondita del saggio di Rapisarda – non si è rigenerata diventando di Destra, ma ha superato confini elettorali che sembravano volgere al peggio richiamando tutti gli “orfani” della destra a riconoscersi in una identità plurale, dai confini incerti, dagli obiettivi per ora confusi. È questo che si evince dal libro e dalle risposte di alcuni interlocutori di Rapisarda, un tantino immemori rispetto alla storia culturale della Destra stessa. A Salvini non può bastare l’attrazione che ha saputo sollecitare. Dovrebbe precisare che cos’è la sovranità mettendo chiaramente in discussione il Titolo V della Costituzione, riformato su impulso della Lega, per essere più credibile. E dunque dire che lo Stato non può essere considerato alla stessa stregua di un qualsiasi ente territoriale se concretamente si vuole esercitare la sovranità perduta. Ciò potrebbe implicare qualche riposizionamento culturale. Almeno se vuole davvero “conquistare” la Destra. (da Il Giorno)
*All’armi siam leghisti, di Antonio Rapisarda, Aliberti