L’arrivo di notte in aereo, in Argentina, ha un sapore surreale. Dall’alto Buenos Aires è una immensa distesa di luci, linee geometriche molto precise, quadratini, quadrati e rettangoli di luce giallo-oro, perfetti. Una distesa infinita d’oro scintillante. Surreale. Dopo 14 ore di volo ci ritroviamo io e Rossella distrutti su un autobus direzione Rosario, altre 4 ore di viaggio. L’autostrada è sgangherata…ed entri così subito a contatto con il Sud America che più o meno conosci dai libri, dai film, dalla televisione. Palazzi di tutte le altezze, scatole di cemento anni ’70/’80 attaccate alla strada. Baracche, casette e palazzi. Si vota per la regione e il comune. I faccioni dei candidati sono ovunque, “para la victoria”…”la continuidad del verdadero cambio”…insomma, una campagna elettorale decisamente italiana. Promesse, sorrisi patinati, promesse e promesse.
Arriviamo a Rosario alle due e mezza di notte. Ci aspettano Marcelo e Hector della ‘Familia Abruzzesa’. Baci, abbracci e familiarità da subito. Marcelo e Hector sono figli di prima generazione di immigrati abruzzesi. 50 anni per uno. Adesso hanno gli occhi rossi dalla “nottata” fatta per accoglierci, e io e Rossella ci sentiamo tanto come i loro figli di ritorno da una gita scolastica…papà e zio sono venuti a prenderci. Cotti dal sonno, ma contenti di vederci. La mattina dopo visitiamo Rosario. Via Mendoza, Via Cordoba, il lungo fiume del Parana’ e il Monumento de la bandera. Rosario è l’Argentina profonda. Buenos Aires è un mondo a se. Come Parigi e la Francia per capirci.Rosario oggi fa un milione e mezzo di abitanti, tutti però ti spiegano che non è come a Buenos Aires, “Rosario è un grande paese, non è una città”. Cavi elettrici ovunque, strade rotte, negozi di tutti i tipi, ricchezza e povertà a pochi centimetri una dall’altra…tra case, strade, persone e attività. Ci sentiamo a casa. La sensazione è netta, Lanciano anni ’80, Pescara anni ’80. Questa combinazione di vita ci appartiene. La sera incontriamo un po’ di “paesani” alla ‘Familia Abruzzesa’, un intero residence costruito negli anni dagli abruzzesi di Rosario. Peppe e Lidia Angeli innanzitutto. Peppe Angeli è di Orsogna, 80 anni. Nel ’50 si è trasferito in Argentina. Da 30 anni con la moglie Lidia dirige un impero di attività chiamato “Transatlantica”. Lidia è il comandante in capo…si vede a occhio nudo. Peppe è stato anche onorevole per 8 anni in Italia, circoscrizione latinoamerica. Passiamo la serata con Marcelo, Hector, Mariana, Marisa e Luciano da Pietraferrazzana che parla solo dialetto. Marcelo è un vulcano, mille idee, mille progetti e una voglia infinita di fare cose belle e nuove per la ‘Familia’. Hector ci commuove. Ci racconta la sua storia. Dopo la guerra nonno e padre portano la famiglia in Argentina. Il padre per l’orrore e i traumi subiti in Italia nel ’43-’45 si rifiuterà per tutta la vita di essere italiano e di parlare italiano. Solo lavoro, fatica e famiglia. Hector grazie ai nonni e ai “paesani” decide negli anni di dedicare tempo ed energie alla parte italiana della sua identità. Al sangue dicono qui. Sangue e Cuore, Italia e Argentina. Sono tanti i figli di prima generazione che provano a riannodare i fili di una storia in qualche modo interrotta. Ne parleremo di più e meglio. Alla prossima.