Alla fine Alexis Tsipras ha ceduto alla Troika. Il governo ellenico e i leaders politici dell’Eurozona hanno trovato un’intesa, dopo un lungo e discusso incontro. Il terzo piano di salvataggio, che dovrà essere approvato dal Parlamento greco, prevede l’erogazione ad Atene di circa 82-86 miliardi di euro, in cambio di numerose riforme. Così Tsipras, dopo l’incontro più lungo della storia dell’Ue, ha fatto marcia indietro rispetto ai punti del programma di Syriza, presentato per la prima volta a Salonicco nel 2014.
Il governo di Atene per ricevere gli ulteriori finanziamenti, destinati per l’80% alla ricapitalizzazione delle banche e al rifinanziamento del debito pregresso, non potrà tagliare il debito pubblico, dovrà aumentare l’iva, riformare il sistema pensionistico, cancellare le riforme occupazionali, recepire la direttiva comunitaria sul nuovo sistema europeo di salvataggio delle banche in caso di fallimento ed infine privatizzare i beni pubblici. Quest’ultima riforma sarà garantita dalla creazione di un fondo ad hoc nel quale saranno inseriti beni pubblici per un valore di 50 miliardi, gestititi dal Governo ellenico, ma sottoposti al controllo dei creditori.
Insomma, la Troika si ripresenta ad Atene più forte di prima. A nulla sono serviti il referendum, la cacciata di Varoufakis, le lotte intestine a Syriza. Ora in Parlamento la maggioranza scricchiola, e si avvicina sempre di più il termine del 15 luglio entro il quale, in base agli accordi comunitari, l’esecutivo ellenico avrebbe dovuto fare le riforme. E non solo. Nelle prossime ore i partiti greci dovranno varare l’accordo con i creditori. Intanto, si intravede lo spettro della dimissione di quattro ministri dell’Esecutivo. L’esperienza della sinistra di Syriza al governo potrebbe essere al capolinea.
Krugman: “Accordo Ue-grecia? Un colpo di stato”
L’accordo tra Atene e i suoi creditori è stato definito un “colpo di stato”, soprattutto dal premio nobel per l’Economia Paul Krugman che nel suo blog sul New York Times ha commentato: “Queste condizioni vanno aldilà di una vendetta pura, è la completa distruzione della sovranità nazionale e nessuna speranza di sollievo”. Si tratta, ha aggiunto, “di un tradimento grottesco di tutto ciò che il progetto europeo avrebbe dovuto rappresentare”.