«Per sconfiggere il Pd occorre un grande progetto civico regionale sul modello Zaia». Ne è convinto Nello Musumeci, sodale di Francesco Storace e prima linea del fronte anti Crocetta in Sicilia. Intervistato da Antonio Rapisarda per Il Tempo, lancia un appello all’ex Casa della Libertà: «Chiunque stia nel perimetro del centrodestra non può che guardare con interesse a questa nuova fase inaugurata da Matteo Salvini. Da una posizione regionalista è passato a una visione nazionale, pur consapevole che occorre ancora superare dalle mie parti diffidenze e alcuni ostacoli».
“Non serve” un nuovo partito di destra
Rifondare An? Un percorso che non entusiasma affatto uno degli amministratori che segnò negli anni ’90 il “buon governo” degli esponenti formati dentro la Fiamma: «Non abbiamo bisogno – dichiara Musumeci – di un piccolo partito di destra ma di una coalizione che sappia mobilitare anche chi di centrodestra non è mai stato. E non va più a votare». Ed è qui che arriva l’esempio del presidente Veneto: «Ciò che ha fatto Luca Zaia è il nostro modello sul piano del progetto territoriale. È quello che sintetizza la strategia che noi intendiamo applicare: sintesi di pluralismo, di interessi diffusi, un progetto organico per la redenzione della Sicilia».
Sicilia come la Grecia
Intanto Musumeci lancia l’hashtag anti-Crocetta, il #CrocExit. «Ha condannato questa terra alla paralisi, non ha mai governato un solo giorno». Un evidenza che sarebbe sotto gli occhi perfino del presidente del Consiglio: «Renzi si è comportato nei confronti di Crocetta come ci si comporta con una cameriera alla vigilia del licenziamento: quando quest’ultima diventa ingombrante. Renzi vorrebbe un governatore capace di poter accettare le logiche di un sistema partitocratico che Crocetta di giorno dice di contestare e di notte invece pratica con scientifica abnegazione».
Mafia e antimafia
Brutta tegola per Crocetta anche sul versante della narrazione antimafia. A pochi giorni dalle commemorazioni per la strage in via D’Amelio, esce dalla scena del governo regionale l’assessore alla Sanità Lucia Borsellino, la figlia del giudice Paolo: «È stata non un simbolo ma “il” simbolo del crocettismo, la comoda copertura di operazioni discutibili e non chiare. La sua uscita – aggiunge Musumeci – ha aperto anche un dibattito sul modo di concepire l’antimafia che deve essere sempre più una pratica e sempre meno un’ostentazione. È un monito per tutti».