Pubblichiamo la lettera dell’economista Paolo Savona al Foglio, scritta per stigmatizzare come ogni richiamo alla sovranità popolare, compreso il referendum greco, non debba spaventare chi auspica il consolidamento delle forme della politica in anni di tecnocrazia e affermazione di modelli slegati da territori e stati. La distanza tra popoli europei ed élite di Bruxelles è tra le maggiori cause dello sbilanciamento del progetto dell’Unione Europea. (mdf)
Caro direttore,
mi ha preoccupato la posizione critica del Foglio sul referendum indetto dal governo Tsipras: avete scritto che la decisione è demagogica, che la democrazia ha funzionato male fin da Pericle, che il popolo non sa scegliere.
Siamo da capo a discutere di qualcosa sulla quale abbiamo discusso a lungo e ben conosciamo, dalla celebre frase di Churchill che la democrazia è la forma migliore di governo tra le peggiori conosciute a quella, paradossale, ma corretta, di Sartori che essa è il diritto del popolo a sbagliare, purché se ne assuma la conseguenza?
L’assunzione di responsabilità da parte dell’elettorato è il punto sul quale ha fallito la costruzione elitaria europea dei vincoli esterni alla sovranità popolare in nome di chi comprende meglio gli interessi del popolo, che è la concezione di Platone che Popper considerava matrice del nazifascismo.
E’ invece corretta l’obiezione che le conseguenze le patiscono anche i non greci, ma il problema non è la democrazia, quanto l’assenza di regole di governo della cooperazione internazionale – e quindi anche europee – in presenza di un regime di libero scambio e libera speculazione. Per la simpatia che porto a questo quotidiano, vi prego di non scivolare nella deriva di una falsa concezione della democrazia che sembra affliggere l’Europa e, ahimè, anche l’Italia.