Pubblichiamo un estratto del saggio di Giovanni Sessa sul tema “Tempo del destino e ritorno di Anteo”, tratto dalla raccolta di saggi “Ernst Jünger”, curata da Luigi Iannone
…All’inizio del 1957 Jünger scrisse l’interessantissimo saggio Tempo misurabile e tempo del destino. Riflessioni di un non astrologo sull’astrologia, vera e propria premessa a Al Muro del tempo. Lo scritto fu occasionato dal dibattito suscitato in quei mesi del diffondersi di oroscopi e dal ritorno dell’astrologia. Segno questo, quanto meno, di una insoddisfazione montante nei riguardi del tempo calcolabile e sempre uguale a se stesso. L’intellettuale mette in guardia i lettori dagli astrologi da “quotidiano”, i quali tendono a sottolineare il tratto “scientifico” dell’astrologia e a sottacerne gli aspetti che potrebbero renderla un sapere altro. Egli rileva che la comparsa dell’astrologia deve essere interpretata come un segno eccezionale, manifestatosi in un momento di passaggio storico, gravido di premonizioni. L’esegesi jüngeriana del fenomeno è, sotto il profilo generale, sviluppata entro la cornice delle filosofie dell’origine, in quanto muove dalla constatazione della permanenza di approcci e letture alternative della realtà, rispetto a quella introdotta dalla ragione calcolante, anche nell’epoca del Gestell. La luna può essere oggetto tanto di approccio astronomico, quanto di un’ermeneutica mitica: la qualità sinottica della mente compie la sintesi. In questo caso si realizza un salto verso l’origine, cioè verso quella dimensione unitaria del reale esperita in illo tempore, che si ripresenta, oltre l’orizzonte del senso comune, con i tratti del simile.
L’astrologia può rivelarsi, non solo un approccio altro al mondo, ma può rappresentare un freno nei confronti del sapere calcolante. In particolare, essa potrebbe sospingere l’umanità a superare l’orizzonte meramente storico nel quale l’ha relegata il sapere moderno, suggerendo il nostro esser parte delle dimensioni zoologica, geologica e astronomica, che non possono venire sottovalutate da un approccio olistico all’antropologia. Su questo aspetto Jünger si dilunga in Al muro del tempo. L’astrologia si attiene alle rivoluzioni cosmiche e ai suoi cicli, all’estensione dell’universo e all’elaborazione di una sorta di quadrante, diverso da quello dell’orologio meccanico, perché diviso in qualità, che rendono il suo tempo non uniforme e monotono. La seduzione di tale disciplina è data dal porre in correlazione una fuggevole data del tempo, quella della nascita e/o del concepimento di un individuo, con l’irremovibile corso dell’orologio cosmico. Il compito dell’uomo è simile a quello del solitario giocatore di scacchi che si adopera a porre in forma ciò che gli è toccato in sorte, in una trama complessa ed articolata di rinvii e rimandi alle dimensioni policentriche della vita. A prescindere da eventuali vittorie o sconfitte nella partita. Da ciò il bisogno ineliminabile del confronto con il destinale e l’irrinunciabile domanda sul destino. Si badi! Per essere veramente tale, il destino che è il non misurabile e calcolabile, deve rimanere ignoto. E’ mera possibilità che può darsi o non darsi.
Il tempo del destino è l’a priori dell’astrologia, le sue ore si susseguono senza essere mai uguali tra loro, è il bergsoniano tempo della vita! E’ la dimensione festiva della temporalità, il punto in cui si coordinano il corso di una data esistenza umana e l’anno solare, i rapporti armonici e quelli di inimicizia. L’astrologia potrebbe riuscire a farci recuperare l’idea dell’insopprimibile peculiarità umana, in un percorso educativo centrato sulle sue Figure. La loro peculiarità sta nel liberarci dalla zavorra empirico-fenomenica che, incontrastata, domina da secoli il nostro rapporto con il mondo, rinviandoci allusivamente alla presenza dell’invisibile nel visibile. Potrebbe rianimare forze a lungo sopite, energie anagogiche rimosse. Tale sapere è masso erratico che parla di un’altra Età e di altra spiritualità. Dopo Copernico e la sua idea di spazio, essa ha conosciuto l’oblio e periodi di vero splendore, è tornata ad affacciarsi periodicamente sulla scena europea. Nell’Astrologia Gallica di Baptiste Morin o, nel secolo XIX, nella Pietra dei tre Savi di Johann Wilhem Pfaff, saldandosi ai saperi intermedi ad essa collegati ed afferenti, quali la fisiognomica. E’riemersa nella fisica speculativa romantica di Goethe e di Schelling. E’ stata compagna del gusto cerimoniale e del ripresentarsi in Occidente del Tragico.
Infatti il tempo quantitativo e misurabile esclude il manifestarsi del tragico e del fatale.
Ricorda Jünger che uno degli affronti più profondi all’idea di progresso e a quella di piano razionale, è stato inflitto dall’inabissamento del Titanic: punto di svolta nella storia del mondo, nel cui contesto vennero meno le speranze mal riposte nel valore salvifico della razionalità scientifica e nel narcisismo positivista. La riflessione sulla catastrofe fece riscoprire le potestates cosmiche, che si eventuano numinosamente o ominosamente nel mondo e nella vita degli uomini. Lo scrittore tedesco sostiene la necessità di un incontro tra i “due saperi” che si affrontano sulla scena del mondo moderno, Sapienza e scienza, un incontro al di là delle fedi positive, propiziato dal ben più profondo istinto religioso, senza il quale all’uomo non è dato interrogarsi sulla propria sorte. Quest’incontro risulterà latore di una visione capace di discernere nella natura naturata l’unità della natura naturans, di coglier nel molteplice, non solo storico ma naturale, il ritorno del sempre vigente. Allora, anche la Fortuna di un uomo, non casualmente ritenuta divina nel mondo Antico, avrà valore rinfrancante per i suoi simili, richiamando alla mente la sovrabbondanza del Principio.
La felicità che oggi, almeno per i più, balugina soltanto nella realtà onirica, rinserrata in essa assieme agli dei espunti dal mondo, potrebbe tornare a rendere lievi le ore dell’uomo conciliato con il cosmo. L’astrologia, inoltre, nel suo insistere sulla singolarità del destino e sull’innata ineguaglianza degli uomini, combatte il livellamento e l’omologazione e invita, ogni individuo, a scegliere atti, luoghi, tempi consonanti al suo “essere così”. Si tratta di una visione non deterministica, in cui la libertà riveste un ruolo prioritario. E’ la riproposizione della posizione ficiniana e rinascimentale, esemplarmente colta dalle lezioni di Ernst Cassier e di Eugenio Garin. L’uomo può ben essere nato sotto l’influsso di un determinato pianeta, ma quello che importa realmente è quali possibilità e quali forze, tra quelle che il pianeta include, riesca ad esplicare e far fruttificare in sé, ponendosi, nell’assecondare il suo “esser-così” spirituale, sotto l’influenza di altro corpo astrale. Uomo stellare, quindi, quello tratteggiato da Jünger, capace neo- platonicamente, attraverso la mimesi e la poiesi, di trarre nel visibile l’invisibile. Quindi, se nella genitura le stelle scelgono l’uomo, nelle elezioni, l’uomo, attraverso la gnosi, sceglie le stelle. Per questo ad ogni scelta, l’uomo torna a ri-nascere, rendendo possibili Nuovi Inizi. In sintesi: per aspera ad astra, unica via per lasciarsi alle spalle il dis-astro della modernità.

* Ernst Jünger, a cura di L. Iannone, Solfanelli, Chieti 2015, pp. 259-270, euro 30