C’è ancora spazio per una cultura “alternativa” capace di imprimere un nuovo dinamismo alle stanche idealità nazionali ? Dove cercare i “punti fermi” per uscire dall’abbraccio soffocante dello spread, del rischio default, del Pil ? E come “ossigenare” le confuse aspettative di un impegno … antipolitico, incapace di sfide ed aspettative epocali ?
L’impresa non è facile … il disincanto regna sovrano … di bei propositi (e di”manifesti” risolutivi) abbiamo pieni i cassetti e la memoria …
Ma da qualche parte bisogna pure iniziare … ed allora senza immaginare chissà quali sintesi risolutive provo a suggerire questo “test”, che recepisco da un personaggio della destra più ortodossa, il cui nome rivelerò in coda, invitando a riconoscersi o meno rispetto a questi “punti fermi”:
– Innanzitutto un guardare ai “valori eterni dello spirito”, intesi “eterni” però – dice il nostro – “non per conservatorismo, ma nel senso espresso da Molher, cioè come ‘ creazione di cose nuove che meritino di essere conservate’”.
– L’importanza dei miti e degli ideali come spinte culturali e sollecitatrici della Storia.
– Il richiamo alle grandi sintesi”, nel segno della comprensione integrale dell’uomo.
– Il riferimento più immediato al “modello dell’uomo integrale fatto di pensiero, di sentimenti e d’azione”.
– Respingere ogni schema prestabilito e aprioristico; non credere nella validità delle dottrine politiche ragionate a tavolino e poi smentite dalla vita e alle palingenesi salvifiche e avveniristiche.
– Credere nella “civitas” e perciò nello Stato.
– Essere partecipativi, nel nome dell’”umanesimo del lavoro”.
– Manifestare la difesa dell’intera cultura nei suoi valori perenni e senza aggettivazioni imitatrici.
– Non cedere spazio al pessimismo della filosofia e della letteratura moderna. Essere ottimisti nonostante il realismo con il quale bisogna studiare l’uomo e i fenomeni sociali. Esaltare la bellezza, l’euritmia, il buon gusto, l’ordine, contro il parere di chi nega il diritto di creare cose belle in un mondo così malfatto.
– Mettere al centro l’Italia.
In quanti di questi “punti” vi siete riconosciuti ? Al di là dei vari “correntismi” culturali (tra cattolici e pagani, conservatori e rivoluzionari, patriottardi e nazional-europei, ecc. ecc.) possiamo considerare queste idee come una buona base di partenza (da destra), come un minimo comune denominatore per affrontare la realtà, i vecchi e nuovi problemi dell’oggi e del domani ? C’è spazio per tornare a riaffermare il valore dell’eterno, dell’antipriorismo, dell’integralità dell’uomo, del senso dello Stato, di un sano realismo, di una forte idea nazionale?
Io credo di sì. Come lo credeva Nino Tripodi, figura esemplare di politico ed intellettuale, che questi “lineamenti per una cultura di destra” espresse il 22 settembre 1978, in un suo intervento al Comitato Centrale del Msi-Dn.
In fondo basta ricominciare a “credere”… per tornare ad immaginare che un mondo diverso sia possibile… e che valga la pena tornare ad “impegnarsi”…