La brezza spazza Milanello. All’orizzonte c’erano i nuvoloni ma invece della pioggia di campioni è rimasta la scocciante, frustrante, afosa bonaccia. L’estate è il tempo del sogno, per il Milan è cominciata sotto il segno dell’incubo. Il declino non vuole andarsene via. La beffa è condizione quotidiana, il diavolo non fa più paura.
Geoffrey Kongdobia faceva il pugile, prima di mettersi a giocare a pallone. Adriano Galliani dirigeva il Milan prima che a casa di Sant’Ambrogio arrivassero gli asiatici a giocare con le figurine. Kongdobia se ne va all’Inter, Erick Thohir porta in vantaggio l’Indonesia nerazzurra sulla Thailandia milanista di Mr Bee. Roberto Mancini gongola chissà che sta facendo il suo ex vice tuttofare Sinisa Mihajlovic. Su di lui incombe il destino dei grandi condottieri barbari. Come Stilicone, Sinisa dovrà evitare la catastrofe.
A Milanello, mentre la brezza spazza via la polvere degli ultimi tonfi, Galliani fa i conti. Sembra il segretario di una lista civica paesanissima, il tesoriere del circolo che conta i soldi delle giocate, una massaia (non rurale) che fa la raccolta punti abbacinata dai neon del supermercato. Quaranta a mettere, quaranta a togliere più trentacinque risparmiati fanno settantacinque milioncini tondi tondi. Se arriva a cento, forse, scatterà il servizio da caffè in porcellana made in Taiwan.
E i tifosi bollono, l’arsura e la sete di vittorie, la crisi di astinenza che fa smadonnare. L’estate che porta in dote tre sogni (Kongdobia appunto, Ibra-cadabra e Martinez) già sfumati. Adesso i giornali ne segnano altri tre (il buon pescatore Bacca, lo stralunato Luiz Adriano e il russo-belga della Martinica Witsel) mentre i fotomontaggi e le burle infestano ogni angolo del web.