Pubblichiamo l’introduzione di “Le Vestali del Duce – Storia di Ausiliarie della Repubblica Sociale”, un volume interessante, corredato anche da un documentario in dvd.
L’oggetto che il lettore sta maneggiando è composto di due parti indivisibili: una fatta di carta e di parole stampate con inchiostro sulla sua superficie; una fatta di plastica sottile a forma rotonda, su cui sono state incise voci, suoni e immagini in movimento, che richiederanno di essere visionate su un mezzo consono alla tecnologia con cui è stato creato (il tempo, il modo e il luogo lo deciderà chi legge). È da questa seconda parte di natura cinematografica che nell’estate del 2010 prende forma la ricerca, poi confluita nel presente libro e documentario, riassunta nel titolo “Le vestali del Duce”.
Si è voluto, non certo per pedanteria, aprire il presente volume con una definizione del termine “vestale”. Il quale potrebbe evocare, in alcuni male informati, un sapore malizioso che è quanto di più lontano dall’etimo della parola, qui usata appunto per indicare la “custode del fuoco sacro” di romana origine (vedi il simbolo del Saf, che graficamente richiama proprio una fiamma) e, in senso figurato, “donna di costumi severi, moralmente irreprensibile”. Caratteri e richiami simbolici riscontrabili nei tipi femminili qui intervistati, che definiscono a mio parere con esattezza la “funzione” storica e spirituale dell’ausiliaria repubblicana, al contrario ad esempio della formula “donne di Salò” (Munzi, titolo orribile per un volume per altri versi valido), o di qualche altra locuzione tesa ad evidenziare dati per lo più superficiali come il grigioverde delle divise.
Si è fornito anche, per non lasciare il lavoro a metà, un etimo della parola “Duce”, che nel presente volume sarà presentata sempre con la lettera maiuscola, come regola impone quando ci si riferisce ad una persona utilizzando il suo grado o la sua funzione politica senza citarne di seguito il nome. Il lettore mi vorrà perdonare, benevolmente, l’utilizzo della parola “Duce” nel titolo, abusatissimo nella sterminata bibliografia sul fascismo e sulla RSI, che voglio però giustificare con la breve ma illuminante intervista a Giovanna Deiana.
Il documentario “Le vestali del Duce”, con la regia di Paolo Balmas, che ha anche curato il montaggio e la scelta delle musiche, è stato realizzato nel 2013 (dopo un lavoro di circa due anni) con la fattiva collaborazione di Diego Michelini e con il contributo dello storico Ernesto Zucconi (a cui è qui affidata la nota introduttiva), e di altre persone che non saranno citate per loro esplicita volontà. Si ringraziano i responsabili del sacrario della Piccola Caprera e del Cimitero Monumentale di Torino per aver concesso l’autorizzazione ad effettuare alcune riprese. In ultimo, ma non ultime, le ausiliarie intervistate, senza le quali questo libro e documentario non avrebbero potuto essere realizzati e neppure immaginati.
La natura del progetto ha escluso del tutto, sin dal principio, il sostegno finanziario di istituzioni e film commission, entità ancora oggi affette da quella grave ma assai diffusa forma di miopia che porta ad affrontare la Storia solo quando è voltata dal verso giusto. Libro e documentario sono uindi frutto dell’impegno volontario e personale dell’autore.
Se le ausiliarie sono legate a nodo doppio al tempo della Repubblica Sociale Italiana, il tema dell’interventismo bellico femminile è più che mai attuale: basti pensare al ruolo
delle volontarie curde impegnate contro le milizie dello Stato Islamico.
Il documentario “Le vestali del Duce” ha il merito, rispetto a tutte le pubblicazioni finora dedicate alle ausiliarie, di offrire per la prima volta allo spettatore non solo le parole, ma anche le voci, le inflessioni, i moti dell’animo e di comunicare la sensazione viva di un’esperienza che ha lasciato un segno nella storia d’Italia.
*Le vestali del duce. Storie ausiliarie della RSI. Con DVD, euro 15