Ne ha ora Renzi di ferite da leccare. Colui che sembrava inamovibile nella sua torre d’avorio, sta traballando come non mai. Non sono bastati i bluff delle finte riforme nè le nauseabonde campagne promozionali dei media totalmente asserviti al Premier come nei migliori dei regimi. L’Italia va male e così la maggior parte della gente ha smesso di andare a votare. Il governo millanta ma risposte non dà e così la gente lo ha fatto cadere in tutti i posti che contavano: Veneto, Liguria, Venezia, eccetera eccetera. Persino nelle roccaforti rosse, per il Pd è stato un disastro. Persino dove comunque è riuscito a strappare la vittoria.
Qualcuno ha ricominciato a dire si tratta della testimonianza che il centrodestra non è morto. Cavolate. Questa è la testimonianza del fatto che gli italiani, nonostante il centrodestra sia morto, chiedono di potersi affidare a qualcosa di alternativo alla sinistra. Purchè sia credibile.
Questa responsabilità è innegabilmente nelle mani di Matteo Salvini, che da un annetto a questa parte ha avuto la capacità di ribaltare tutti i paradigmi sui quali si fondava l’area politica che Berlusconi ha monopolizzato per vent’anni. Salvini è entrato nelle case e nelle pance di quella maggioranza silente che ultimamente si era rassegnata a subire inerme la dittatura del pensiero sinistrorso, in una sorta di autoflagellazione da senso di colpa per aver votato troppe volte gente rivelatasi inaffidabile.
Il primo compito che tocca a Salvini è proprio questo: assolvere al mandato che gli italiani gli stanno affidando, ossia spazzare via la vecchia classe politicante di centrodestra. E’ in questo concetto ad esser racchiuso il paradosso dei risultati elettorali al centrosud, dove Noi Con Salvini non ha sfondato nonostante il leader leghista goda anche in quei territori di ampio consenso. Come spiegavo qualche mese fa su Il Tempo, per penetrare al centrosud bisogna prender coscienza di non poter contare sul fenomeno del voto di opinione (per intenderci, quello dei sondaggi televisivi) molto in voga al Nord, essendo quelle terre caratterizzate da un voto di tipo molto personale, fiduciario, se non quando clientelare (per via del cosiddetto familismo amorale).
Salvini deve ora concentrarsi in un’opera di rinnovamento: dopo aver creato un nuovo punto di riferimento, deve ora consolidare un nuovo contenitore che funga da casa per l’elettorato di centrodestra, che appunto di centrodestra così come lo concepivamo non ne vuol più sapere. E deve riempire questo contenitore di contenuti che sappiano nutrire la pancia così come la testa, agendo su vari livelli in modo da permeare in tutti gli strati della società. Marine Le Pen si sta ultimamente dedicando alla creazione di una rete culturale di supporto – con tanto di organi di diffusione – così come Renzi in Italia si è messo in tasca Repubblica, Il Foglio per non parlare delle televisioni. Così deve fare Salvini, creando una controcultura.
La sfida della nuova classe dirigente per Salvini
Tutto ciò necessita di un ultimo determinante passaggio, quello della classe dirigenziale: giovani, preparati, nuovi, puliti. E’ il restyling che ha consentito al Front National di uscire dall’emarginazione fino a diventare il primo partito di Francia, è la mossa di immagine che ha sapientemente tentato Renzi facendo una squadra di governo e di partito basata sulle Boschi & Co…peccato però senza contenuti alla base.
Se Salvini riuscirà a concretizzare questo cambiamento che per ora vede Renzi fallimentare, l’Italia sarà sua.
*Lega Nord – Mille Patrie per Salvini