Hanno resuscitato l’Uomo Ragno, e chi sia stato si sa benissimo. Con un guizzo poetico da far invidia al calcio che fu – ma anche con l’astuzia di rimpiazzare la tigre Mihajlovic con un sostituto all’altezza, soprattutto dal punto di vista caratteriale – il funambolico presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, ha affidato le chiavi di Bogliasco a Walter Zenga, bandiera dei portieri italici traslocato, da qualche anno, in panchina. Trasformandolo da esule a nuovo protagonista del calcio italiano, dopo una parentesi di un lustro in cui ha lustrato il calcio italiano dal bordo dei campi improbabili degli emirati Arabi.
Cinque anni lontano dall’Italia che l’aveva tradito con la doppia esperienza siciliana: esaltante quella di Catania, deprimente la riedizione palermitana del Walter allenatore, durata appena cinque mesi. Poi la rottura con il mangia-allenatori Zamparini e l’addio all’Italia. Oggi ritorna alla Samp, dove nel cielo cerchiato di blu ha già un posto nel ricordo dei tifosi, grazie alle due stagioni passate a difendere i pali del Doria tra il 1992 e il 1994. Ragazzo di cuore, l’Uomo ragno, che ha subito scelto come vice quel Gigi Cagni che oltre a essere navigato tecnico fu anche suo compagno di squadra, agli albori della carriera, nella Sambenedettese dei primi anni Ottanta.
La solita notte da lupi nel Bronx somiglia più a una rinascita, solo idealmente celebrata al bancone di un bar, magari di Sampierdarena, piena di whisky e margaridas. Il Viperetta ha scelto la tela del ragno per tessere un’altra trama da cinema, quella di una Sampdoria ch’è stata capace di stupire ma che è chiamata a confermare le tante cose buone mostrate nella stagione appena conclusa. Ferrero si sarebbe convinto a scegliere Zenga per la “fame” di vittorie e di rivincita dell’ex portierone. Uno che in tanti davano per morto, forse ucciso dalla mala o dalla pubblicità ma che invece è vivo e vegeto. E pronto a diventare un super-eroe della gente.
Il compito di Walter non si preannuncia facile e solo il campo dirà se il ritorno in patria trasformerà l’esule in profeta. Intanto lui si è buttato anima e corpo nella nuova avventura: i risultati diranno se la scelta dell’adorabile e improbabile presidente sarà ancora baciata dalla fortuna. “Giù per le strade/si vedono gangs/di ragionieri in doppio petto/pieni di stress/se non mi vendo mi venderai tu/per cento lire o poco più/Le facce di Vogue/sono miti per noi/attori troppo belli/sono gli unici eroi/invece lui sì lui era una star/ma tanto non ritornerà”, cantavano gli 883. A volte, invece, ritornano. Per fortuna.