Addio a Gibì Fabbri. Dopo il “Petisso” Pesaola, a distanza di pochi giorno il calcio piange un altro protagonista di quando le maglie erano ancora di lana e di quando forse questo gioco ci piaceva più di adesso.
Giovan Battista Fabbri aveva 89 anni ed era originario della provincia di Bologna. È ricordato come il tecnico che lanciò Fabio Capello nella Spal, e che scoprì Paolo Rossi “Pablito” quando dalla panchina divenne l’artefice del grande Lanerossi Vicenza di Giussy Farina.
Le sue imprese sono legate proprio ai biancorossi veneti, con i quali conquistò nell’arco di due anni una promozione in serie A e quindi nel 1977-‘78 uno storico secondo posto nella massima serie alle spalle della Juventus. Al termine di quella stagione Fabbri vinse il prestigioso riconoscimento del Seminatore d’Oro come migliore allenatore italiano dell’anno.
“Era un grande. È stata una persona fondamentale per la mia carriera, e per me era come un padre, sotto tutti i punti di vista. Gli volevo bene” ha dichiarato Paolo Rossi subito dopo aver appreso la notizia della morte e ricordando il suo mister che trasformò in “Pablito” colui che fino a quel momento era stato solo un talento delle giovanili della Juventus.
“Fabbri è stato quello che mi ha scoperto dal punto di vista tecnico – ha spiegato ancora l’eroe dei Mondiali spagnoli dell’82 – cambiandomi ruolo e vedendo in me qualcosa di diverso, e doti che altri non avevano visto. Fu lui che mi trasformò da ala in centravanti, e i fatti gli diedero ragione”.
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Al Vicenza Fabbri fu un precursore: erano gli anni in cui si parlava di calcio totale, e lui faceva giocare la squadra in quel modo, un calcio tecnico in cui voleva che tutti partecipassero all’azione. È stato fra quelli che ha cambiato l’immagine del calcio all’italiana sparagnino.
Fabbri su Facebook
Gibì Fabbri è stato attivo fino all’ultimo anche sul social network facebook. Oltre a scegliere le foto del profilo in maglia biancorossa e insieme a Rossi, poche settimane fa ha postato alcune belle foto del “suo” Vicenza degli anni d’oro.
Il ricordo della grigliata con la squadra nel suo ultimo post
Nel suo post più recente il brano di un articolo che racconta i suoi anni al Bologna: il tecnico decise che per tirare su il morale ai ragazzi gli allenamenti si dovessero concludere con salsicce sulla graticola e vino del contadino. Sistema che funzionò: Gibì aveva a disposizione nove partite per salvarsi, ma gliene bastarono cinque. E la presidenza gli regalò una Mercedes.
@MarioBocchio