Mondiali Under 20, una sera di giugno allo stadio “Lanfranchi” di Parma. Ad un tratto, nonostante il caldo asfissiante, un brivido che i raggela. L’emozione è al massimo. Gli All Blacks, gli immortali della Nuova Zelanda, sono in campo e si apprestano ad affrontare la Scozia.
Sta andando in scena la colonna sonora del rugby tutto nero, e ancor più il simbolo universale della potenza e della fierezza dello sport: l’Haka.
È diventata ufficialmente una danza Maori. Quel che infatti riconosceva tutto il mondo, oltre che il mito delle popolazioni originarie di quelle isole del Pacifico, è oggi legalmente accettato dal governo della Nuova Zelanda, che in un accordo di risarcimento terriero a otto tribù locali – per complessivi 120 milioni – ha concesso a una di esse anche la proprietà intellettuale e i diritti commerciali della danza più famosa del pianeta.
L’urlo Maori – Quello a cui gli Azzurri voltarono le spalle prima del match dei Mondiali 2007 a Marsiglia, e pagarono venendo seppelliti di mete. Il battito ritmato di piedi e mani di quindici giganti vestiti di nero, gli All Blacks del rugby, ha messo paura a decine di squadre avversarie e incantato milioni di tifosi e appassionati. “Ka Mate-Ka Mate” è l’urlo iniziale, “Io muoio-Io muoio”, alternato a un “Ka Ora-Ka Ora”, “io vivo – io vivo”.
Il fenomeno – E sebbene sia solo uno degli stili di danza Maori, e non esclusiva della Nazionale di rugby neozelandese (ne inscenano una, prima delle partite, anche le selezioni di Figi, Tonga e Samoa), la sua identificazione con lo spirito di fierezza degli All Blacks è totale. Impersonificata dallo spirito guerriero di Jonah Lomu, la stella degli All Blacks degli anni ‘90, il più giovane giocatore ad aver esordito con la maglia tutta nera della Nuova Zelanda, a 19 anni: gigante di 196 centimetri per 120 chili, veloce come il vento (i 100 in 10”98) e forte come una quercia, nel 2004 una pericolosissima nefrite lo costrinse prima alla dialisi poi a un trapianto di reni. I medici gli avevano diagnosticato il rischio di una sedia a rotelle, ma lui nel 2005 annunciò il ritorno in campo, sebbene a livello assai più basso che non fu quella della Capitolina, visto che la trattativa con il club romano del presidente Tinari (ex azzurro) non si concretizzò.
A Parma abbiamo rivisto Tana Umaga, che nel 2003 fu nominato capitano dei Tutti Neri raccogliendo il testimone di Reuben Thorne, del quale era il vice; tenne la guida in campo della squadra fino a tutto il 2005, quando annunciò il suo ritiro dal rugby internazionale e lasciò la fascia al suo vice Richie McCaw.
Il mito – Racconta il mito Maori che Tama Nui Tora, il dio Sole, avesse due mogli: una d’estate, Hine Raumati, e l’altra per l’inverno, Hine Takurua. Dalla prima nacque un figlio, Tane Rore, la cui danza rappresentava il tremore dell’aria nei giorni infuocati dalla calura estiva: di qui nacque la Haka, danza per soli uomini la cui “proprietà intellettuale” e i cui “diritti commerciali” sono stati attribuiti alla tribù Ngati Toa: la versione ora copyright degli All Blacks fu infatti inventata dal suo capo guerriero Te Rauparaha, che la eseguì per la prima volta all’inizio del XIX secolo, dopo esser scampato alla morte mentre era inseguito dai nemici. Il riconoscimento, che sana una disputa vecchia di oltre 160 anni, ha previsto anche un indennizzo di 121 milioni di dollari neozelandesi (quasi 64 milioni di dollari Usa) e una parte del territorio che si trova tra la zona inferiore dell’isola settentrionale e quella superiore della meridionale.
Distorsione commerciale – Ngati Toa aveva cercato più volte di imporre un diritto d’autore sulla Haka per limitarne gli abusi a fini commerciali, soprattutto nei casi in cui l’impiego per scopi pubblicitari ne mortificava il valore culturale.
Nel 2006 la Fiat aveva realizzato una pubblicità in cui la danza era eseguita da un gruppo di donne, mentre la Haka è consentita solo agli uomini. La cosa aveva mandato su tutte le furie i neozelandesi, e vennero chieste spiegazioni all’ambasciata italiana. In seguito venne fatta la pace con la grande azienda torinese, al punto l’Iveco divenne uno fra i più munifici sponsor dei Tutti Neri. Nel 2007 un panificio aveva realizzato un cartone animato in cui a ballare erano biscotti allo zenzero. Ora che la battaglia combattuta in nome del grande capo Te Rauparaha è vinta, il governo neozelandese ha affermato di non aspettarsi che i Maori possano chiedere diritti di sfruttamento nè imporre veti, in particolare nei confronti degli All Blacks. Il mito globale del rugby infatti non va assolutamente toccato.
Seppur a livello di Under 20 noi il mito stesso lo abbiamo sfiorato e siamo rimasti come imbambolati davanti alla leggenda dell’Haka. Non ci siamo però lasciati i sfuggire quel moto di rispetto, ma anche di paura sui volti degli scozzesi. Che per la cronaca hanno poi perso 68-10.
@MarioBocchio