Fra silenzi, mistificazioni storiche piagnucolose e celebrazioni impacciate e imbarazzate, il Centenario dell’ingresso nella Grande Guerra dell’Italia è l’ennesima occasione sprecata per l’identità del nostro paese.
Basti pensare alla differenza di copertura mediatica data all’anniversario della strage di Capaci (un “ventitreesimo”… quando mai s’è visto celebrare un ventitreesimo con tanta enfasi?) giusto il giorno prima del Centenario. Al quale, au contraire, è stato riservato lo spazio di prammatica, il minimo sindacale ovviamente tutto declinato al patetico, alla negazione di ogni aspetto di quel conflitto che non fosse all’insegna dell'”inutile strage”. Un sistema per mettere due memorie nazionali l’una contro l’altra, cosa perversa che ripugna a ogni buon cittadino.
A cercare di riequilibrare questo sbilanciatissimo panorama arriva lo speciale Storia in Rete (164 pagine in versione pdf online, 130 la versione cartacea nelle migliori edicole) tutto dedicato a come l’Italia è entrata nella Grande Guerra, giusto 100 anni fa. Dichiaratamente contro l’impostazione propagandistica che vuole far prevalere un’interpretazione “minimalista” della partecipazione italiana alla Prima guerra mondiale, ponendo l’accento esclusivamente sulle indiscutibili sofferenze che la vita in trincea comportava, lo sforzo di «Storia in Rete» è quello di offrire, ancora una volta, uno sguardo meno banale e convenzionale su quegli anni e quegli uomini.
Lo fa raccontando retroscena ed evidenziando le azioni e le scelte che fecero dell’Italia una protagonista vittoriosa: la più giovane tra le nazioni in lotta, capace di confrontarsi con nemici molto più potenti e organizzati ma anche con alleati supponenti ed egoisti. Una Nazione in grado di passare, in soli 12 mesi, dalla tragedia di Caporetto al trionfo di Vittorio Veneto passando per l’epopea del Piave.
La guerra non è solo la madre di tutti gli orrori. Sarebbe sciocco negarlo. E’ anche la madre dell’eroismo, dell’unità nazionale, territoriale, culturale, di classe, per la prima volta raggiunta dal popolo italiano. E’ la fornace in cui sono emersi tutti quei valori che oggi mancano al nostro paese e che forse intenzionalmente molti vogliono che siano lasciati da parte: patriottismo, spirito di sacrificio, abnegazione al dovere, eroismo, coraggio, concordia nazionale. Ricordare la Grande Guerra a tutto tondo significa rimettere al centro questi valori per riannodare i fili della storia e del DNA del popolo italiano. Lasciare che la Grande Guerra venga commemorata come istituzioni e media a reti unificate stanno facendo significa accettare a capo chino che la “mutazione antropologica” degli italiani nella parodia di loro stessi è compiuta.
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