Il ritorno dopo trent’anni di Mad Max ha incuriosito molti appassionati del genere, ma non solo, essendo il quarto episodio di un film che ha fatto epoca e ha contribuito a creare un filone, quello apocalittico, che ha cambiato cinema e letteratura.
I protagonisti, Max e Furiosa, si muovono in un universo futuro e possibile, in cui non esiste redenzione e la violenza governa. Non c’è scampo e non c’è speranza. Non c’è tempo per pensare e neanche per nutrire qualsiasi tipo di sentimento. Si deve solo agire. Mad Max 4 è quindi azione pura, velocità. Per dirla alla Marinetti, è “antifilosofico e anticulturale di idee, intuiti istinti pugni calci schiaffi”. Insomma, un film che ci piace, perché spazza via tutto e mette al centro della scena sé stesso, senza elucubrazioni o sottigliezze. Un film a suo modo futurista.
L’umanità è regredita a uno stadio in cui vige la legge del più forte, in questo caso un dittatore-santone Immortan Joe, un pazzoide che tiene gli uomini in scacco perché governa l’utilizzo dell’acqua. A un certo punto Furiosa (Charlize Theron bella e terribile) si ribella e scappa per salvare le mogli del dittatore dai suoi esperimenti, aiutata da Max, inseguita dallo stesso Joe. Inizia una fuga senza tregua, con combattimenti a folle velocità, che durano praticamente per tutto il film.
Il parallelo con il primo e il secondo film
Mad Max – Fury Road si inserisce perfettamente nella linea temporale tracciata dal regista, George Miller, quando girò gli altri tre dal 1979 in poi. Si tratta di un’evoluzione per cui ogni film si apre su un mondo dove la follia ha fatto un passo in più rispetto al precedente e dove la possibile redenzione è sempre più lontana.
Interceptor diede inizio all’avventura di Max, poliziotto che si muove in una realtà già deteriorata dalla decadenza, in cui spadroneggiano bande di motociclisti resi pazzi dalle droghe, in uno scenario di anarchia, cui solo qualche poliziotto come il protagonista cerca di mettere fine. Quando però questi ragazzi ormai persi distruggono la famiglia di Max, quest’ultimo abbandona ogni freno inibitore e si vendica, aderendo pienamente al nuovo sistema di dis-valori che governa il mondo.
Interceptor – Il guerriero della strada si svolge qualche anno dopo, in uno scenario desertico e apocalittico, tipico del genere. Max si trova ad aiutare alcune famiglie asserragliate in un forte a fuggire da bande di folli che vogliono rubare la loro benzina e la loro acqua. Si tratta di una chiara evoluzione delle bande di motociclisti, che ora sono delle vere e proprie orde barbariche. E’ facile immaginare che Immortan Joe sia uno sviluppo del santone che in questo film spadroneggia e compie azioni inaudite, giustificandole presentandosi come il leader predestinato della riscossa umana, esattamente come nel quarto le larve umane che sarebbero i guerrieri del domani vanno verso la loro morte con la gioia di finire in chissà quale paradiso promesso loro da Joe.
Possiamo dire che la realtà di Fury Road sia il sostanziale compimento di quella appena descritta. Va detto però che il quarto film più che un seguito è un “reboot”, cioè un nuovo punto di inizio della serie.
Il terzo film dell’85 aveva deviato dallo schema, rappresentando nemici caricaturali e facendo di Max una specie Hook Capitan Uncino. Molto anni ’80 e per questo non gradito ad alcuni affezionati. La particolarità di questi film è però quella di essere tutti molto diversi fra loro e di stupire sempre.
La critica fuori luogo di Mereghetti
Una parte della critica italiana ha stroncato Mad Max , come sempre indispettita da quei film che al posto di procurare una bella dormita obbligano lo spettatore a stare sveglio fino alla fine, magari anche con il fiato sospeso. Il cardiopalma evidentemente ai radical chic italiani non piace, mentre al 99% della popolazione si, visto che i film soporiferi e pallosi al botteghino prendono delle solenni scoppole da quelli mal criticati.
Il critico del Corriere della Sera, Paolo Mereghetti, ha riversato una sequenza di commenti ngativi su un film che evidentemente non ha capito. Secondo Mereghetti Mad Max è un videogioco, in cui la storia non esiste, non ha forza né fascino ed è un eterno divertimento per bambini. Addirittura non sarebbe cinema.
Potremmo capire la critica di Mereghetti, se successivamente non ci rifilasse il commento entusiastico del solito polpettone di Nanni Moretti, “Mia madre”. Film strappalacrime e retorico, in cui un’insegnante malata sta morendo e il figlio la accudisce in ospedale. Veniamo a sapere anche che era molto amata dagli alunni, così per completare il cliché piccolo borghese che piace molto alla poetica strappalacrime morettiana. Ah, c’è anche un’assemblea di fabbrica. Se questo ha fascino, stiamo freschi. Noi ci teniamo Mad Max.