Uno schiaffo in piena faccia all’Europa dei tecnocrati, al blocco occidentale e al liberalismo. È quello che arriva da Varsavia, Polonia, dove da qualche ora proseguono i festeggiamenti per la vittoria alle elezioni presidenziali di Andrzej Duda, giovane candidato (43 anni) del partito Diritto e giustizia, il movimento nazionalista e ultraconservatore di Jarek Kaczynski, fratello di Lech Kaczynski, morto nella mai chiarita sciagura aerea che nel 2010 aveva decapitato i vertici dello Stato.
Duda ha scalzato dalla presidenza con il 53% dei voti Bronislaw Komorowski, il leader del partito centrista ed europeista alle redini del Paese dal lontano 2007, l’uomo che più di ogni altro aveva contribuito a portare la Polonia nell’orbita dell’Occidente. Un governo sostanzialmente liberale quello di Komorowski, che però ha dovuto soccombere in una Polonia che, come molti Paesi dell’ex blocco sovietico, si sta riscoprendo sempre più tradizionalista.
E così non stupiscono le ricette di Duda: meno Europa, meno Occidente e un conservatorismo più duro. Il modello, per aperta esternazione dei membri del partito del nuovo presidente, è l’Ungheria di Viktor Orban, il Paese che ha sfidato il Fondo Monetario Internazionale, messo al bando le Ong filo occidentali e stretto i rapporti con il fronte eurasiatico di Russia e Cina.
E forse proprio qui sta la più grande differenza tra i polacchi di Duda e il loro modello: i nazionalisti di Varsavia si caratterizzano infatti per una veemente propaganda anti Putin, guidata dalla storica nemesi della Polonia per la minaccia russa. Per questo il partito di Duda ha scelto di entrare in Europa nell’alleanza dei Conservatori e riformisti di Cameron, euroscettici ma fortemente antirussi.
Ma non ci si lasci ingannare, i nazionalisti polacchi sono ugualmente distanti da Mosca come da Washington e Bruxelles. Il liberalismo occidentale è spesso finito nel mirino della campagna elettorale di Duda e compagnia, così come il modello economico della globalizzazione.
Ecco perché ora la tensione sarà alle stelle sia al Cremlino che alla Casa Bianca. Stretto nella morsa della politica reale e soprattutto della geopolitica, Duda dovrà ora scegliere infatti se continuare sulla rotta di collisione con l’Europa o se su quella con Mosca. Visto il ruolo geopolitico della Polonia, importante anche nel merito della crisi nella vicina Ucraina, qualsiasi decisione potrebbe inoltre far aumentare le tensioni relative a Kiev e anche questo è un elemento che dovrà certamente essere monitorato.
La cosa certa è che gli euroscettici polacchi viaggiano a gonfie vele verso una possibile vittoria anche in ottica delle prossime elezioni politiche, che saranno la vera chiave di volta dei destini del Paese.