Dimenticate il film del 2003 scritto e diretto da Mark S. Johnson, “grazie” al quale Ben Affleck ha vinto il premio come peggior attore protagonista nei Razzie Awards di quell’anno. La serie tv dedicata a Daredevil, il supereroe non vedente della Marvel, trasmessa negli USA da Netflix, ha degnamente vendicato il mediocre successo dell’apparizione al cinema, tanto che è già in cantiere una seconda stagione che verrà trasmessa, sempre negli States, nel 2016.
Commenti positivi per la regia e diversi aspetti della sceneggiatura, in particolare per quel che riguarda la costruzione dei personaggi. Merita una menzione anche la scelta delle musiche che accompagnano i 13 episodi di questa prima serie. Ancora non si hanno notizie su quando sarà possibile vedere, in Italia, questa produzione, ma si può essere fiduciosi se si considera il momento d’oro che stanno vivendo tutti i titoli legati all’universo Marvel.
Una cosa è comunque certa: il caso Daredevil dimostra ancora una volta che le serie televisive non possono più considerarsi prodotti di serie B – se mai lo siano stati – rispetto al grande schermo. Questa affermazione trova conferma in diversi elementi: partendo dai considerevoli budget impiegati per le realizzazioni di queste serie (pensiamo ad una produzione “colossale” come quella de Il Trono di Spade) per poi considerare – cosa più importante – lo spessore qualitativo delle sceneggiature o degli effetti speciali impiegati.
Il personaggio
Per chi non lo conoscesse, sotto la maschera di Daredevil si cela Matt Murdock, avvocato che ha perso la vista da bambino a seguito di un incidente, sviluppando incredibilmente gli altri sensi. Di giorno Matt difende gli innocenti sui banchi di Tribunale, di notte, tolta la giacca e la cravatta, Daredevil protegge le strade del suo quartiere, il famigerato Hell’s Kitchen di Manhattan. Creato dallo sceneggiatore Stan Lee e dal disegnatore Bill Everett, il primo numero è stato pubblicato dalla Marvel Comics nel 1964.
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