In occasione del centenario dell’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale, pubblichiamo, per gentile concessione dell’editore, la premessa del nuovo libro di Mario Bozzi Sentieri “Filippo Corridoni – Sindacalismo e interventismo – Patria e lavoro” (I libri del Borghese, pagg. 140, Euro 16,00).
Quale può essere oggi il senso di una “rilettura” di Filippo Corridoni ? Che cosa andare a cercare e a tentare di cogliere in un’esperienza umana e politica, che affonda le sue radici nei primi anni del Novecento e che inevitabilmente subì le suggestioni del Secolo precedente ? Quale il suo reale interesse, fuori da ogni logica meramente celebrativa ?
Al di là degli aspetti contingenti, figure “alla Corridoni” hanno riassunto in sé percorsi generazionali, culturali e sociali di grande valore simbolico, i quali vanno colti ed analizzati in quanto espressione inquieta, dietro i riferimenti di scuola, di una rinnovata volontà post ideologica.
In questo percorso, giocato, sulle piazze e sui luoghi di lavoro, nelle elaborazioni teoriche e nelle assise sindacali, per dare rappresentanza non solo ai ceti popolari, difendendone i legittimi interessi, quanto soprattutto per dare loro una “nuova coscienza”, necessaria per una più ampia assunzione di responsabilità, Corridoni ebbe un ruolo del tutto particolare di organizzatore ed “agitatore” sindacale , di avanguardia ideale e di rivoluzionario coerente, al centro di una stagione complessa e cruciale per l’intera Europa e quindi per il mondo, di cui allora il Vecchio Continente era il centro.
Di quella stagione Corridoni fu certamente uno dei protagonisti principali , per la capacità che ebbe di incarnare, fino alla morte in guerra, nel 1915, l’itinerario umano e politico di un’intera generazione di sindacalisti rivoluzionari e di rivoluzionari in senso stretto, che, in pochi anni, “brucia” esperienze, ideologie, rendite di posizione, vecchi miti e consolidate appartenenze, giungendo, lungo la via del “revisionismo sovversivo”, sui crinali del bellicismo rivoluzionario, per poi superarne i confini.
Proprio perché si colloca all’interno di questi tortuosi percorsi ideali, Corridoni non è un personaggio “facile”. La sua figura sfugge infatti alle scontate e rassicuranti schematizzazioni ideologiche, mentre la sua breve esistenza, appena ventotto anni, brilla per intensità.
In lui pensiero ed azione vengono coniugate non solo sul terreno della dottrina sindacale ma diventano esempio, vissuto quotidiano, per poi farsi, dopo la sua morte, mito condiviso. E’ perciò al Corridoni non solo “teorico” né esclusivamente “pratico” che bisogna guardare per recuperarne l’interezza, coniugando simultaneamente le intense vicende della sua vita ed i suoi contributi di riflessione nell’ambito del sindacalismo rivoluzionario, cercando di guardare dietro un’idea di socialismo che nascondeva ben altre ragioni e passioni rispetto ad una mera declinazione ideologica, e che già faceva prefigurare, sotto l’incalzare degli eventi, nuove alleanze e sintesi spregiudicate.
In questo ambito che tipo di “lettura” è ipotizzabile per cogliere e definire la figura di Corridoni ? E’ sufficiente prendere atto del suo itinerario dottrinario e “pratico”, limitandosi magari a sottolinearne l’apparente contraddittorietà o è possibile, in questo percorso umano ed intellettuale, individuare il filo coerente in grado di unire e collegare esperienze difformi ed alterne ? E che cosa accomuna il Corridoni delle origini, sindacalista e antimilitarista, con quello del 1915, interventista e “patriota” ?
Capire Corridoni, recuperando alla memoria e all’indagine storica la sua vicenda umana e politica significa dare a queste domande e alla sua figura un valore emblematico, utile per la comprensione dei grandi rivolgimenti epocali di cui fu parzialmente partecipe, a cavallo tra XIX e XX Secolo. Significa coglierne l’essenza in rapporto ai travagliati percorsi, umani ed intellettuali, del primo socialismo italiano. Significa soprattutto collocarlo entro quella nebulosa politica e culturale che fu il sindacalismo rivoluzionario, diviso tra internazionalismo e nazione, tra pacifismo ed interventismo, tra lotta di classe e partecipazione.
Questo libro vuole essere un invito a ritrovare, con rinnovata consapevolezza, la figura di Corridoni nella complessità delle vicende e nell’agitarsi, spesso contraddittorio, ma sempre appassionato, delle idee, che segnarono la sua esistenza ed un’epoca intera.
Non dunque una biografia, cronologicamente ordinata, ma il tentativo di riannodare gli sfilacciati brandelli di una serie di suggestioni ideologiche e morali che segnarono Corridoni ed una generazione irrequieta, ansiosa di trovare uno sbocco alle proprie passioni ideali.
L’ambizione è di ridare a Corridoni il giusto spazio in uno dei momenti cruciali della Storia italiana, uscendo finalmente fuori dalla facile agiografia e dalle interpretazioni di parte, per andare all’essenza del suo complesso cammino politico-sindacale, evidenziandone chiavi di lettura inusuali ed inaspettate.
Sommario
Premessa – Cronologia corridoniana e sindacalista – Cap. I Perché (ancora) Corridoni – Cap. II A chi “appartiene” Corridoni ? – Cap. III Sindacalismo rivoluzionario e sindacalismo nazionale – Cap. IV Per un’etica del cambiamento – Cap. V I borghesi stanchi e la sfida sociale – Cap. VI Contro l’illusione democratica – Cap. VII Il corporativismo fase suprema del corridonismo ? – Bibliografia.