In Galles, nell’ultima partita della Guinness Pro12 (persa dalle Zebre contro il Cardiff Blues), Marco Bergamasco quasi certamente ha giocato la sua ultima partita con una squadra di club.
Fine della sua gloriosa carriera? Entro maggio verranno diramate le convocazioni per il Mondiale in programma in Inghilterra e Bergamasco, l’icona della palla ovale per oltre dieci anni, in cuor suo spera almeno di poter indossare ancora una volta la maglia azzurra, magari solo nell’ultimo test-match contro la Scozia, il 22 agosto all’Olimpico di Torino.
È lo stesso numero 7 azzurro a ripercorrere la sua lunga carriera: “Prima al Petrarca Padova, poi sono approdato a Treviso nella culla del Benetton, periodo culminato con due scudetti in un gruppo indimenticabile di professionisti, dove tra l’altro il divertimento non è mai mancato”.
Poi c’è stato trasferimento sotto la Torre Eiffel con lo Stade Francais: “Otto anni a Parigi, un pezzo della mia vita. Attorno allo stadio non più di due camionette della polizia, un clima non di esasperazione. Abitavo a Boulogne, nei pressi dello stadio, il gruppo era a dir poco spettacolare. Atipico, anche per la presenza di personaggi mitici che in Francia sono delle star. C’era un gran pubblico, tifo sugli spalti, ogni match era una festa. Negli ultimi due anni però le difficoltà non sono mancate e, complici gli infortuni, il contratto non mi è stato rinnovato. Mi sono tolto la soddisfazione di giocare con i Barbarians, club ad inviti, a Twickenham contro l’Australia, con i calzettoni del Selvazzano, il mio primo club. Nel 2011 mi sono rimesso in gioco con gli Aironi a Viadana, purtroppo un’esperienza da dimenticare. La voglia di continuare a buttarmi in mischia me l’hanno ridata le Zebre. A Parma sono arrivato nel 2012 e ho chiuso questo mese”.
Cosa le mancherà del rugby?: “Cosa mi mancherà? Certamente la routine degli allenamenti, la voglia di svegliarmi e pensare alla partita, questo sì. Gli avversari, gente come l’irlandese O’Driscoll e Wilkinson. Con l’inglese abbiamo in comune la quasi concomitanza dell’esordio in Nazionale. Ma non pensate che voglia lasciare il rugby, è sempre stata la mia vita e lo sarà anche in futuro”.
Magari come commentatore televisivo?: “Ho già fatto esperienze in questo campo”.
Mauro con i fratello Mirco ha già dato segni vitali non solo come giocatore, ma anche come scrittore con tre pubblicazioni, l’ultima “Andare avanti guardando indietro”.
Proprio come la sua carriera, diventata una leggenda per il rugby non solo italiano, ma addirittura mondiale, visto che il suo carisma e la sua classe sono stati pienamente riconosciuti.
Ma con il ricordo volto sempre al passato, soprattutto a quella Padova da dove era partito quasi vent’anni fa.
@MarioBocchio