La Nazionale di rugby continua a collezionare nuovi tifosi nonostante i successi si contino sulla punta delle dita. E siano ormai quasi alla vigilia del Mondiale in Inghilterra.
All’ultimo Sei Nazioni la Nazionale italiana di rugby ha vinto a Edimburgo contro la Scozia nella. Nel torneo non portavamo a casa una vittoria dalle partite contro Francia e Irlanda nel 2013. Due anni fa. L’anno scorso ci eravamo anche meritati il cappottone (whitewash), quello che si fa alla squadra che non vince neanche una partita. In realtà ci eravamo avvicinati alla vittoria solo con la Scozia, salvo poi perdere all’ultimo momento con un drop da metà campo che ci aveva relegati a fondo classifica. Nell’ultimo Sei Nazioni sono poi venute la sconfitta (evitabilissima) contro la Francia e la debacle contro il Galles. Poi ancora le polemiche sul Ct Jacques Brunel e sulla volontà della Federazione di togliere agli Azzurri il gettone e agganciare l’obolo al risultato. Tutto questo mentre a fine estate ci sarà il Mondiale in Inghilterra.
Ma sarà forse per il paragone con gli scandali e le scene di violenza legate al calcio o per la retorica dello sport buono, quello del terzo tempo dove poi sono tutti amici anche se in campo se le danno, la Nazionale di rugby continua comunque a collezionare nuovi tifosi nonostante i successi si contino sulla punta delle dita. Senza generare quei sentimenti di rabbia e rassegnazione che di solito una sconfitta della Nazionale di calcio provoca immediatamente nel popolo italico. Che si è ormai appassionato alla palla ovale. Crescono i tesserati alla Federazione, crescono le nuove presenze allo stadio, e la macchina del rugby continua a macinare soldi e sponsor. In compenso, le cose non vanno così bene nei fangosi campi di provincia, dove i tifosi storici cominciano a disertare gli stadi e i bilanci delle società soffrono. Interessante è l’analisi effettuata da Lidia Baratta e Giulio D’Antona.
Il “fenomeno” della Nazionale
Per le sconfitte di Parisse e compagni si trova sempre qualche giustificazione. A parlare più volte di “sfortuna” è stato lo stesso Alfredo Gavazzi, presidente della Federazione italiana rugby. “Abbiamo perso ma abbiamo giocato con il cuore”, si sente dire sempre. “Abbiamo perso però abbiamo fatto tre mete nel tempio di Twickenham”, è quello che si è detto dopo l’ultima sconfitta con l’Inghilterra quarantasette a diciassette (47 a 17!). A risentirne, certo di poco, è stato solo il ricco bilancio della Fir (Federazione italiana rugby), che per la prima volta nel 2013 ha chiuso con un passivo di 265mila euro. Spiccioli rispetto ai dieci milioni di rosso attesi per il 2015 dalla Federazione italiana giuoco calcio.
A guardare i numeri di biglietti staccati e ascolti tv, sembra che al pubblico non importi niente delle distanze abissali nei risultati tra noi e i grandi del rugby. Nel 2007, anno in cui è sbocciato l’amore tra gli italiani e la palla ovale, quando molti di noi hanno imparato parole come mischia e touche, allo stadio Flaminio di Roma gli spettatori per Italia-Irlanda (quinta giornata del Sei Nazioni) erano stati circa ventiquattromila. Quell’anno l’Italia arrivò addirittura quarta con due vittorie, una contro la Scozia e l’altra contro il Galles. E si qualificò per il Mondiale, senza riuscire però ad arrivare ai quarti di finale. Nel 2011, anno del Mondiale successivo, le presenze allo stadio durante il Sei Nazioni salirono a trentaquattromila per Italia-Francia in uno stadio Flaminio ampliato con strutture mobili per l’occasione.
A guardare i numeri di biglietti staccati e ascolti tv, sembra che al pubblico non importi niente delle distanze abissali nei risultati tra noi e i grandi del rugby. Per Italia-Galles all’Olimpico di Roma ci si è avvicinati al sold out.
A distanza di quattro anni e numerose sconfitte, però, i numeri delle presenze allo stadio salgono anziché scendere. Allo stadio Olimpico di Roma (capienza: ottantaduemila persone), dove si è spostato il Sei Nazioni, la partita Italia-Irlanda del 7 febbraio scorso è stata disputata davanti a quasi cinquantottomila spettatori. Con un risultato finale di 26-3. Per la partita contro la Francia, del 15 marzo, i numeri sono stati un pochino più bassi. Ma per Italia-Galles del 21 marzo si sono registrati quasi settantacinquemila spettatori. L’obiettivo della Fir era mettere insieme 180mila spettatori in tre partite. “La Nazionale perde ma la gente continua ad andare allo stadio”, spiega Maurizio Zaffiri, membro del consiglio federale, rappresentante dei giocatori e manager della Nazionale Under 18. “E ci sono sempre nuovi appassionati. Dopo l’ultima partita Italia-Irlanda, il 70 per cento degli intervistati allo stadio ha dichiarato di non aver mai seguito una partita prima di allora”. Quelli che invece il rugby sta perdendo, “sono i tifosi storici, che lo seguono da sempre”.
E anche gli sponsor, nonostante le brutte sconfitte, non arretrano. Dalla Fir non danno cifre. Ma Cariparma, Edison, Peroni, Reale Mutua, che erano già sponsor nel 2007, hanno rinnovato. E nell’ultimo periodo si sono aggiunti Adidas, che ha preso il posto di Kappa nel 2012 come fornitore delle divise, Danone, Sole (quello dei detersivi) ed Nh Hotels. Valentino, che con il marchio Lebole ha fornito per anni le divise ufficiali per giocatori e staff tecnico e lo smoking per il terzo tempo, è stato invece sostituito dal meno celebre Eden Park nel 2012. E tra le case automobilistiche, Peugeot ha preso il posto di Hyundai.
Capitolo diritti televisivi
Sul fronte dei diritti televisivi del Sei Nazioni – ancora l’analisi di Lidia Baratta e Giulio D’Antona -, dopo un “buco” a pagamento su Sky tra il 2009 e il 2013, per il quadriennio 2014-2017 il torneo se l’è aggiudicato in chiaro Dmax, il canale del network Discovery Italia. Rispetto al contratto siglato con Sky nel 2009, Dmax ha sborsato sicuramente di meno, anche se le cifre precise non sono mai uscite. Ma il rugby ne ha beneficiato in termini di spettatori. Per fare un paragone: su Sky, il record del Sei Nazioni 2011 è stato di 200.200 telespettatori medi; i dati di ascolto ufficiali della partita del 7 febbraio 2015 trasmessa su Dmax parlano di 710mila spettatori medi, con punte di 815mila e uno share del 4,5 per cento, che sale all’11,4 per cento nella fascia maschile tra i venti e i quarantanove anni. La pioniera del rugby in tv è stata La7 nel 2007.
Quell’anno il canale di Cairo per la partita del Sei Nazioni Inghilterra-Italia annunciava 940mila spettatori medi e uno share del 5,7 per cento. L’anno dopo si è scesi sotto i 700mila. Ma il 2009 su La7 da uno Stadio San Siro stracolmo va poi in scena il match contro i mostri sacri degli All Blacks. Gli ascolti toccano il record di 1,7 milioni di telespettatori e il 13 per cento di share. L’anno dopo, Il Sei Nazioni, sempre su La7, fa meno della metà dei telespettatori. Ma si attesta sempre intorno ai 700mila telespettatori medi.
Nel 2011 i Mondiali sono su Sky, a pagamento. Ma svolgendosi in Nuova Zelanda gli ascoltatori che si svegliano all’alba per vedere gli Azzurri sono pochi, circa 100mila. Quell’anno anche il Sei Nazioni va in diretta su Sky e in differita su La7. I numeri si attestano sotto ai 200mila per la diretta a pagamento (Inghilterra-Italia del 12/2: 164.743; Italia-Galles del 26/2: 167.442; Italia-Francia del 12/3: 161.557; Scozia-Italia del 19/3: 153.221), toccando i 200.200 solo per la prima partita Italia-Irlanda, salendo però oltre i 350mila per la differita in chiaro su La7. Gli anni successivi gli ascolti salgono un po’, sempre spezzettati tra abbonati Sky e spettatori successivi. Finché, nel 2014, il rugby sbarca su Dmax. E il ritorno in chiaro del torneo porta un maggior numero di telespettatori davanti alla tv. Le prime due partite della Nazionale del Sei Nazioni 2015 hanno collezionato 710mila e 624mila telespettatori medi davanti allo schermo, con share del 4,5 e del 3,9 per cento.
Le prime due partite della nazionale del Sei Nazioni 2015 hanno collezionato 710mila e 624mila telespettatori medi davanti allo schermo, con share del 4,5 e del 3,9 per cento
Quello di cui si parla meno, e che forse potrebbe rappresentare una speranza di vittoria nel prossimo futuro, sono i successi della Nazionale under 18. Che da poco ha collezionato una vittoria contro la Francia a L’Aquila e contro l’Irlanda a Dublino. “Le giovanili – dice Zaffiri – sono un bacino importantissimo”.
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@MarioBocchio