Qualcuno tra i “benpensanti” della sinistra e anche del cosiddetto centro-destra quando vengono pubblicati, con intenti critici, articoli o immagini relative al nostro Confine Orientale lapidariamente li tacciano di “istero-nazionalismo”. Se, però, i protagonisti discussi sono gli slavo-comunisti, scandalizzati, denunciano l’attacco fascista alla fratellanza tra i popoli e al multiculturalismo. Perciò non mi meraviglierei se, anche tra di noi, ci fosse qualche stucchevole perplessità. Ecco perché vorrei ricordare qualche nota storica che spiega anche ciò che sta accadendo negli ultimi anni nella realtà politica del Friuli-Venezia Giulia.
Iniziamo con il ricordare che alle 9 del mattino del 1° Maggio 1945 le avanguardie del IX Corpus (titino!) entrarono, scendendo dal Carso, nel centro della città di Trieste (si badi: Tito aveva ordinato alle sue truppe di non attaccare l’Istria, Fiume, Pola e addirittura Lubiana che negli ultimi giorni di Aprile erano ancora presidiate da truppe tedesche o reparti della R.S.I. ma di dirigersi, più in fretta possibile, verso Trieste ed Udine; per mettere, così, il Gen. Alexander [con cui aveva concordato il 1-2-45, in un incontro a Belgrado, di accontentarsi di occupare la sola Istria] di fronte al fatto compiuto ed occupare la sedicente “Slavia-Veneta” mito onirico del panslavismo ottocentesco enunciato nel 1843 in uno studio dell’etnografo croato Drog Seijan). E che non si trattasse di una liberazione (come proclamava un telegramma inviato il 30-4-45 da Togliatti ai Triestini) ma di una occupazione con fini annessionistici lo dimostra l’ordine inviato dall’O.F. (OSVOBODILNA FRONTA – fronte di liberazione slavo) alle ore 21 del 28 Aprile ’45 al CEAIS (Comitato Esecutivo Antifascista Italo-Sloveno) di Trieste di considerare le forze del C.L.N. di Trieste come forze nemiche e quindi esse dovevano essere disarmate ed arrestate (ciò che puntualmente i titini fecero dal 1° Maggio alle giornate successive! Non si limitarono, però, alle poche centinaia di partigiani italiani del C.L.N. ma estesero tale direttiva al resto della popolazione). Infatti, i titini, appoggiati dai comunisti locali, come afferma Diego de Castro (rappresentante diplomatico del Governo Italiano dal 1952-54 presso il Governo militare alleato di Trieste) nel suo libro “Il problema di Trieste” (Pg. 115) essi arrestarono e deportarono oltre 12’000 persone tra le giornate dal 3 al 7 Maggio 1945.
E a dimostrare che la Città non si sentisse per niente liberata dagli slavo-comunisti c’è l’affissione del 3-5-45 di un manifesto su tutti i muri di Trieste. Il testo, in lingua italiana e slovena, portava questa intestazione “Esercito jugoslavo Comando Superiore della Slovenia. Comando Città di Trieste” in esso si fissava il coprifuoco dalle 15 alle 10 del mattino (strana imposizione per una città che secondo la propaganda titina, anelava ad essere la 7a federativa della Jugoslavia!) ed ingiungeva di spostare gli orologi di 1 ora per uniformarsi al resto della Jugoslavia.
Se all’inizio le truppe inglesi (più propriamente neozelandesi) assistettero inerti di fronte a queste deportazioni e massacri, dopo una decina di giorni, il Gen. Alexander, finalmente, mandò una nota alle sue truppe in cui dichiarava che quanto accadeva era inaccettabile. Tuttavia, ci vorranno altri 35 giorni prima che le forze alleate facessero ritirare le truppe titine da Trieste.
Se questo fu l’inizio cruento della “liberazione” ci vollero altri 9 anni di sofferenze, anche mortali, perché almeno Trieste venisse restituita alla Patria. Restava il dramma dell’esodo e col Trattato di Pace l’iniqua assegnazione dell’Istria, Fiume e Dalmazia alla nascente Rep. Fed. di Jugoslavia.
Ma ciò che i libri di Storia per 50 anni hanno occultato e, solo dopo l’intervento del Pres. Azeglio Ciampi, hanno, con molti distinguo e sempre con molta parsimonia, superficialmente affrontato e rivolto la loro attenzione solo all’esodo ma non ai massacri delle foibe, annegamenti, fucilazioni che portarono ad almeno 20’000 morti nella Regione Giulia. Infatti, spesso tali massacri vengono definiti Ritorsioni per le angherie dei fascisti o dei militari italiani e spesso vengono accettati benevolmente, come ospiti in televisione, i negazionisti slavi senza contraddittori italiani… Perciò, non dobbiamo meravigliarci se l’antifascismo militante e gli “utili idioti” del conformismo sinistrorso cercano, in ogni maniera, di ridurre al silenzio chi osa denunciare ciò che non fu solo una “comprensibile ritorsione” (sic!) ma autentico genocidio.
Arriviamo ora ai giorni nostri. Già l’anno scorso apparve nel corteo del 1° Maggio a Trieste la bandiera che Tito aveva imposto durante l’occupazione della Città: un Tricolore con la Stella Rossa sulla banda bianca. Tale insegna, divenne poi, quella dei comunisti italiani dell’Istria, Fiume e Dalmazia in seno alla Rep. Fed. di Jugoslavia. Ma nel 2014 tale istituzione non c’è più! Tutti sembrano ripudiare il comunismo e anche l’Unione degli Italiani (che nei suoi vertici però mantiene gli stessi dirigenti comunisti fedeli a Tito) che diventa, ora l’Unione Italiana e che riceverà (ancor oggi tramite La Università Popolare di Trieste – organismo governativo italiano) congrui finanziamenti diventando addirittura proprietaria dei beni immobili acquistati con il denaro del Governo Italiano e che sono valutati dai 20 ai 30 milioni di euro. Ebbene a dimostrazione che c’è un “fil rouge” (in tutti i sensi!) si capisce il perché dell’esibizione di questa bandiera in un corteo di lavoratori (?) proprio nella giornata del 1° Maggio che, guarda il caso, è la stessa dell’entrata dei Titini a Trieste nel 1945. E’ solo mera coincidenza?! Dunque, siccome è andata bene lo scorso anno, ecco che si ripete nel 2015 e la bandiera è addirittura quella ufficiale della Rep. Fed. di Jugoslavia ormai morta e sepolta. Ma è proprio così defunta? A portarla nel corteo, organizzato dai sindacati italiani – che non intervengono – saranno stati probabilmente gli Sloveni del Carso Triestino (che non sono amati neanche dai loro fratelli dell’attuale Repubblica di Slovenia) e che inalberano ogni anno sui viali, case, strade comunali e provinciali la bandiera rossa con falce e martello e la scritta in slavo “ZIVEL 1° MAJ”. E’ solo amore proletario? Direi, invece, che è il rigurgito titino che in questi paesini non si è mai dissolto! Ma l’aspetto più grave di questa tolleranza tra i sindacati democratici, per questa nostalgia titina, deriva da un ignobile accordo elettorale. Infatti succede che i “rimasti” (così sono definiti da noi esuli quegli italiani che in maggioranza comunisti o per altre ragioni non scelsero la via dell’esodo) votano nel Friuli-Venezia Giulia! Così nelle precedenti elezioni comunali abbiamo avuto la vittoria della Sinistra a Trieste che per decenni ha dato la maggioranza alle coalizioni di Centro-Destra, e nelle recenti elezioni regionali del 2013 ha vinto la Serracchiani (attuale vice-Renzi). Infatti, la Serracchiani è andata in Croazia (paese estero), precisamente nell’Istria, a far campagna elettorale insieme a chi? Maurizio Tremul, Presidente dell’Unione Italiana e a F. Somma, responsabile dell’Università Popolare di Trieste.
Cittadini croati ma elettori italiani
Questo è l’assurdo: cittadini croati ma di nazionalità italiana hanno in queste recenti tornate elettorali ricevuta la scheda elettorale in base ad una circolare pubblicata sul sito del Ministero degli Interni (italiano) senza data e senza firma denominata ANAG-AIRE. In vero la legge 27-10-1988 numero 470 e il DPR di attuazione 6-9-1989 numero 323 si limitano ad includere negli elenchi elettorali del Comuni i cittadini italiani all’estero ma non prevedono in alcun modo che abbiano diritto a votare in Italia nelle elezioni comunali, provinciali e regionali se non sono emigranti. Ebbene la lista del PD ha vinto le regionali con uno scarto di 1300 voti a favore. I turisti croati (sono andati a prenderli con le corriere!), ma con doppio passaporto, hanno votato in oltre 3000.
Pertanto non c’è soltanto l’ignobile offesa per la Città di veder esibita la bandiera degli occupanti e massacratori titini ma anche la beffa di chi è al Governo della Regione con i voti di coloro che sono, a tutti gli effetti, cittadini croati!