Il digitale terrestre è un’innovazione straordinaria. Per godere appieno dei benefici dell’ampliamento progressivo e geometrico dei canali tv occorre avere almeno trent’anni. Perchè chi non s’è mai spanciato dalle risate con la Gialappa’s ai tempi di “Mai dire Tv” non potrà davvero gustare fino in fondo le delizie che solo un programma televisivo completamente sballato, con grandi intenzioni e scarsissima riuscita può donare.
Bisogna spulciare un po’, magari all’orario giusto, per scoprire delle vere e proprie perle. Tra queste c’è sicuramente “Monster Knockout”, che va in onda in seconda serata sul canale automobilistico Nuvolari. Che c’entrano ring, guantoni e arti marziali con il mondo motoristico? Boh. Poco male, però. Perchè tanto “Mko” con lo sport non c’entra una beata mazza. Per la cronaca chiaramente si tratta di una produzione americana (e chi altri sennò?) che per un certo tempo è andata in onda anche sulle tv egiziane.
Il programma (o almeno le due puntate cui chi scrive ha assistito ondeggiando tra compiacimento e sconforto) è un collage di kappaò di tutte le discipline, specialmente Mma. Il livello degli atleti spesso lo si intuisce già dalle panoramiche sul pubblico e sulle ragazze a bordo ring: roba strapaesana direttamente dai quattro angoli del globo. Ogni incontro, o meglio, ogni ko è montato e rimontato. I lottatori si scambiano pugni e calci da cui sprizzano fuochi d’artificio (!), fulmini e folgori elettromagnetiche. Il colpo decisivo ha sempre effetti drammaticamente comici: a un povero latinoamericano messo fuori combattimento da un poderoso gancio hanno fatto girare letteralmente la testa attorno a cui è spuntato un anello interplanetario stile Saturno. Vi basta? No, perchè c’è pure quello a cui un diretto ha fatto volare il cervello (?!?!?) dalla scatola cranica (nonostante fosse ancora intatta) che è finito per spiaccicarsi sul piano di ripresa della telecamera. Non è macelleria, sono solo effetti (poco) speciali e tanto artigianali quanto imbarazzanti.
Giusto per non farsi mancare niente, tra un incontro e l’altro spuntano ambulanze (virtuali) e astronavi tamarro-fantasy tra due minacciosissimi orchi forzuti, uno rosso e l’altro blu, in stile vagamente World of Warcraft. Il tutto si snoda su una colonna sonora più coatta di un luna park della periferia di Bombay.
Chiunque nella vita abbia praticato per almeno quindici minuti una qualsiasi arte marziale leggermente più raffinata della rissa alcolica da bar non potrà che scandalizzarsi per l’evidente profanazione di almeno una quindicina di sport. Ma qui siamo nell’evoluzione elettrotamarra del wrestling americano. Perciò, facciamola corta: solo chi ha il gusto tutto contemporaneo del cinismo nichilista e dissacrante può apprezzare il tentativo agghiacciante e fallito senz’appello di trasformare incontri reali in scene da videogame.
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