Quel nome fa ancora paura. Anche se abbinato a un libro storico che parla di esperienze coloniali, di fotografia e di architettura. E se il presidente della Camera vorrebbe cancellarlo dalla Storia e dall’obelisco del Foro Italico di Roma, il ben più modesto sindaco di Ciriè, grosso Comune in provincia di Torino, si accontenta di negare una sala pubblica per presentare un libro dal titolo scomodo: “Il faro di Mussolini”.
Il volume, scritto dal fotoreporter (e architetto) Alberto Alpozzi e pubblicato da 001 Edizioni, prende spunto dalla storia avventurosa del faro Francesco Crispi, costruito nel 1924 sulla punta estrema del Corno d’Africa, e ripercorre un vasto pezzo di storia patria (e non solo), legata alla presenza italiana in Africa, ai commerci tra Europa e India, alle colonie, al “protettorato” italiano in Somalia negli Anni Cinquanta. Il titolo magari strizza l’occhio a “Canale Mussolini” di Antonio Pennacchi, un po’ per via dell’epoca in cui il faro fu edificato, un po’ per esigenze di marketing editoriale. Ma in realtà si tratta di uno studio storico, sia pure scritto con taglio divulgativo. Niente apologie di fascismo né intenti politici, tanto meno in relazione al 70° anniversario della guerra di Liberazione, che nel libro non viene neppure sfiorata.
Ma per Francesco Brizio Falletti di Castellazzo, sindaco Pd di Ciriè con ascendenze nobili e un padre (il defunto Gian Paolo) che fu presidente della Regione Piemonte ed esponente illustre della Democrazia Cristiana, la presentazione non s’ha da fare. Soprattutto alla vigilia delle celebrazioni resistenziali. Così, dopo aver concesso in un primo tempo una sala comunale per la manifestazione, patrocinata dal consigliere comunale di Fratelli d’Italia Davide D’Agostino; ieri ha fatto un rapido dietrofront. Contrordine compagni, avrebbe detto Guareschi.
Dopo aver avviato un «approfondimento istruttorio» sul libro (che però non ha contemplato la lettura dello stesso) ed aver «sentito il prefetto» (il quale, evidentemente, trova il tempo per occuparsi di simili faccende malgrado l’arrivo sul territorio di migliaia di profughi da sistemare), alla fine il conte Brizio Falletti di Castellazzo ha deciso di revocare la concessione della sala per «ragioni di ordine pubblico», considerata «la prossimità con i festeggiamenti del XXV Aprile».
«Sono allibito – commenta l’autore, Alberto Alpozzi – evidentemente il sindaco non ha neppure sfogliato il libro, in caso contrario si sarebbe accorto che non c’è nulla di offensivo nei confronti del 25 aprile e della Resistenza. Anzi, neppure se ne parla… Si vede che si è fermato al titolo. Pensare che lunedì scorso ho portato il volume al sindaco di Torino, Fassino, e lui mi ha detto “La storia è un fatto, non si cambia, il titolo non è un problema”, quando scherzosamente gli ho fatto notare appunto il titolo dicendogli di non preoccuparsi».
La censura del conte di Ciriè, tuttavia, è destinata a far discutere. E anche ad alimentare polemiche: per protesta il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia vuole organizzare una presentazione del libro all’aperto, davanti al municipio di Ciriè. «E’ incredibile che la ricorrenza del 25 aprile sia usata da un sindaco per vietare la presentazione di un libro che tratta la storia dell’Africa coloniale e non c’entra nemmeno con la Guerra Civile! – commenta Maurizio Marrone, consigliere regionale di FdI – L’anacronistico antifascismo militante, un tempo appannaggio dei centri sociali, sta contagiando anche amministratori del Pd, che pensano di usare la clava della censura contro ricerche storiografiche non omologate al pensiero unico dominante della sinistra, imponendo un assurdo dogma che impedisce di nominare Mussolini anche se si sta parlando di un faro costruito in un altro continente. Io alla presentazione di Ciriè ci sarò sicuramente anche in difesa della libertà di pensiero».