#portacirispetto, con queste semplici parole la Nazionale ha lanciato la sua polemica con il presidente della Federazione Alfredo Gavazzi.
Il primo dovrebbe essere stato il capitano Sergio Parisse: dalla serata di questo martedì il gruppo azzurro sta ritwittando lo stesso messaggio: “Dei pensionati sono stanco, al 15° posto del ranking non ci sono andato io” #portacirispetto
Così i giocatori della Nazionale hanno deciso di protestare contro una delle dichiarazioni più forti rilasciate da Gavazzi giovedì durante un incontro con la stampa. Il tema è quello dei premi, con la proposta di togliere il gettone e agganciare la corresponsione al risultato. I giocatori, pare di capire, stano protestando per i modi e le parole usate dal presidente, non tanto nel merito della questione, per il quale hanno demandato la loro rappresentanza alla Gira (Giocatori d’Italia Rugby Associati, in pratica una sorta di sindacato).
Quella dei premi azzurri è e sarà sicuramente una questione spinosa
La protesta dei giocatori azzurri va però ben inquadrata: nasce all’interno di questa querelle ma non si rivolge ai contenuti della stessa. Ha preso spunto – come detto -, dalle parole un po’ spicce con cui il presidente Gavazzi ha parlato di questa ipotesi di cambiamento alla stampa. Una questione di forma, anche perché a volte la forma è sostanza.
Queste le dichiarazioni del presidente federale:“Ripeto, non voglio risparmiare, oggi darei 60mila euro a testa circa per la qualificazione che nel complesso è la stessa cifra predisposta nel 2011 ma io non prevederei la parte del gettone che invece nell’ultimo Mondiale in Nuova Zelanda c’era. La Fir (Federazione Italiana Rugby, N.d.R.) non ha mai speso così tanto per le franchigie come oggi, prima il gettone serviva a coprire una mancanza che oggi non c’è più, i giocatori sono pagati dalla Federazione per 11 mesi all’anno. Bisogna cambiare la mentalità, non sono io che sono sceso al 15° posto del ranking. La discussione è già iniziata, so che ci sono dubbi e mugugni ma credo che alla fine prevarrà il buonsenso. Ad ogni modo il contratto che era in essere è scaduto con la fine del Sei Nazioni, nelle prossime settimane troveremo un qualche accordo. Voglio giocatori, non pensionati”.
Al momento la protesta sembra raccogliere la grande maggioranza dei consensi, ma queste cose si sa sono estremamente “volatili” e basta poco per cambiare il vento, come ha fatto notare il sempre attento osservatorio di Onrugby.it. Parisse e soci per evitare il rischio di una protesta che si trasformi in boomerang devono mantenere ben separata la questione-soldi da quella del tono delle dichiarazioni di Gavazzi. Una protesta così plateale per la vil pecunia potrebbe anche in poco tempo minare anche il sostegno che oggi i giocatori sembrano raccogliere, il messaggio che volevano mandare è stato inviato e siamo sicuri che è giunto pure forte e chiaro alle orecchie di chi doveva arrivare. Esagerare sarebbe per loro controproducente, c’è una trattativa da portare avanti ed è giusto che si faccia dietro a una porta chiusa.