La stabilità di ogni singolo partito o movimento che aspirino a rimanere o a fare ingresso in Parlamento, come facilmente intuibile scorrendo le cronache giornalistiche, è soggetta a quotidiani sollecitazioni. Una fluidità che scorre lungo gli accidentati sentieri dell’incertezza sul futuro che verrà. Inutile girarci attorno: non sbagliava chi, fin dall’inizio dell’iter tra Camera e Senato, ha attribuito alla riforma della legge elettorale la definizione di “madre di tutte le battaglie”. Le scosse telluriche prodotte dall’Italicum, infatti, interesseranno tutte le formazioni politiche, anche quelle in stato embrionale pronte ad incunearsi nelle faglie spalancate dal leaderismo e dal grave annacquamento delle ideologie forti del ‘900.
L’elemento chiave del provvedimento in via di approvazione, salvo rivolgimenti che al momento si limitano ad assumere le sembianze di dichiarazioni velleitarie, è costituito dal premio di maggioranza attribuito alla lista (55% in caso di raggiungimento del 40% al primo turno, 53% se, invece, la sfida dovesse decidersi in sede di ballottaggio tra le prime due). Fotografando l’esistente consegnato dai sondaggi, il Partito Democratico, che oscilla intorno al 37-38%, sfiorerebbe il tetto previsto senza, tuttavia, riuscire a centrare l’obiettivo in prima battuta. Un esito che potrebbe disegnare scenari dai contorni dubbi poiché a fare la differenza sarebbe la forza attrattiva delle organizzazioni più strutturate e premiate dal consenso popolare, nell’uno e nell’altro campo. E’ di tutta evidenza, infatti, che le liste ai nastri di partenza saranno necessariamente mini coalizioni munite di corazze in grado di reggere la forza d’urto dei numeri. Un sostanziale bipartitismo figlio legittimo del pragmatismo elettorale pronto, però, a sfaldarsi già all’ingresso in Aula. La scomposizione e ricomposizione del quadro politico sarà inevitabile ed è su questa scommessa che stanno puntando le loro fiches Raffaele Fitto e Flavio Tosi.
Il progetto neocentrista di Alfano, Passera e Tosi
Creare un polo popolare e liberale, come confermato da Angelino Alfano, nel quale far confluire pezzi consistenti di Forza Italia, i seguaci del sindaco di Verona, il Nuovo Centrodestra ed il movimento di Corrado Passera. E’ inimmaginabile che, rebus sic stantibus, riescano nel loro intento di contendere il governo ad una lista gravitante attorno al Pd renziano, ma è pur sempre uno scenario al quale lavorare per tempo se l’obiettivo dichiarato è quello di scalzare l’asse Salvini-Forza Italia-Fratelli d’Italia dal ruolo di pretendente allo scettro della Nazione. Supposizioni e congetture che devono soggiacere ad un dato di fatto incontrovertibile: tutti i summenzionati personaggi, movimenti e partiti, secondo quanto scolpiscono le ostinate cifre snocciolate dai sondaggisti, certificano che continua ad essere il Movimento5Stelle a guardare dall’alto l’intero spettro potenziale dell’antirenzismo.
Il nuovo schema del centrodestra? Si avrà dopo la catarsi elettorale
La logica insita nell’Italicum impone, pertanto, che il prevedibile terremoto prossimo ad abbattersi sull’emisfero del centrodestra generi una catarsi: una rinascita fondata su rapporti di forza del tutto differenti rispetto a quelli che hanno segnato l’epoca berlusconiana e su parole d’ordine tali da recepire istanze popolari in subbuglio nelle vene sanguigne del Paese.