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Home Esteri

L’intervista. L’ambasciatore Neritan Ceka: “Vi racconto l’Albania del boom”

by Marco Petrelli e Ivano Marocchi
16 Marzo 2015
in Esteri
0
Ceka
Roma. Neritan Ceka, ambasciatore d’Albania a Roma.

“Meno burocrazia. Si apre un conto corrente in un’ora ed i costi d’impresa sono molto più bassi di quelli italiani” Questi, secondo Neritan Ceka, ambasciatore d’Albania a Roma, i fattori che attirano verso il suo paese sempre più imprenditori e investimenti italiani.

Ceka è intervenuto all’inaugurazione del primo giorno di RomeMUN 2015 (la più grande simulazione dei lavori dell’ONU in Europa), ospitato dalla LUISS “Guido Carli” di Roma.

Università, imprese e migrazione di ritorno: cos’è l’Albania del 2015?

“Oggi l’Albania è un paese che è in grado di offrire ad investitori stranieri, soprattutto italiani, condizioni molto vantaggiose. In Albania occorre un’ora per aprire un conto corrente e la burocrazia è molto più semplice che in Italia”.

E’ solo questo il motivo che spinge i nostri imprenditori verso il suo paese?

“No. Potrei dirle anche che il costo del lavoro è più basso, alta è invece la perizia e la capacità dei nostri operai e dei nostri tecnici. Quanto ai corsi universitari come medicina, o professioni sanitarie non sono a numero chiuso come in Italia”.

Davvero?

“Certo, esiste un numero massimo di iscrizioni, ma non un concorso come in Italia. Uno straniero può iscriversi all’università a Tirana e intraprendere l’iter accademico senza preoccupazioni, anzi! Talvolta accade che resti in Albania, per completare la sua formazione o, perché no, per lavorare”.

Restiamo sul tema dell’educazione. Ha appena parlato a giovani che vorrebbero intraprendere la carriera internazionale. Quali consigli ha dato loro?

“Tre. Primo, la professione del diplomatico, ma anche quella del giornalista (internazionale, ndr) è una vera e propria missione, non un lavoro fine a se stesso. Secondo, per essere un missionario è necessario avere una preparazione culturale e di conseguenza (terzo consiglio) è indispensabile una formazione continua. Un buon libro è importante, perché è il migliore amico del diplomatico, oltre ad internet.

 

 

@barbadilloit

Marco Petrelli e Ivano Marocchi

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