E manco l’abbiamo capito qual è il vero dramma celatosi dietro la farsa tragicomica che si sta consumando a Parma. E noi tutti, io per primo, subito lì a puntare il dito contro. Vogliono salvare la squadra perchè Sky ha già pagato e non vuole perdere i soldini degli abbonamenti, le potentissime agenzie di scommesse perdono eventi da offrire ai loro clienti e dei tifosi non interessa niente a nessuno. Fosse stato il Poggibonsi o la Scafatese, chissenefrega. È così che la legge è uguale per tutti?
Il problema vero non riguarda la tenuta dei conti societari emiliani. Quelli ormai sono andati. Ce ne ha parlato diffusamente e con dovizia di particolari un certo signor Alessandro Melli che, a quelle latitudini, è stato una leggenda. Uno dei capostipi di quella squadra che, fino al crac Parmalat, ingaggerà campionissimi che fino a pochi anni prima non s’erano visti, in Emilia, forse manco in tv. L’anno prossimo si vedrà, forse. Se sarà B o D. Di sicuro non sarà Serie A. Campionato falsato? Zitti, zitti non fatevi sentire che non è vero.
Il caso autentico non investe nemmeno la solidità dell’attuale proprietario. Un signore strambo, perchè rigore e buon senso imporrebbero di non comprare il Parma – che non è esattamente l’Atletico Trastevere – se ti ritrovi con l’auto pignorata da caterve di multe mai pagate. E poi, che macchina c’hai? L’opulenta Emilia patria del meglio dell’ingegneria automobilistica patria, tra Ferrari e Maserati, s’è trovata davanti il conducente di una Golf. Vabbè, ma il problema non è nemmeno lui.
Il dramma, forse, non è nemmeno delle televisioni. A Parma si son riversati giornalisti da tutti gli angoli del globo, come non accadeva dagli anni ’90. Riviste internazionali importanti, come la spagnola Panenka, hanno dedicato ampio spazio al tragico tramonto parmigiano. La notizia è rimbalzata in tutto il mondo, persino in America e in Asia. Se non ci son più partite vai di speciale, no? Inchieste, approfondimenti, interviste choc, documentari sui fasti di ieri e le miserie di oggi. Se non c’è zuppa (sul campo) c’è il pan bagnato delle storie, mille e più, consumatesi alla (ex) corte dei Tanzi. Anche se, potendo scegliere terrebbero (e capitalizzerebbero) tutto…
I tifosi nemmeno c’entrano nulla. Loro non l’hanno ancora capito che devono diventare solo ed esclusivamente dei consumatori, da educare e coltivare e opportunamente tesserare. Allo stadio, se proprio ci dovete andare, dovete comportarvi bene, preferibilmente stando zitti che è facile scambiare un “salame” per scandalizzante e inaudito insulto razzista. Ricordate Sassuolo? È tutto qua.
Quelli che hanno fatto l’abbonamento? Chissenefrega, prendetevela con la società presente, passata, fate voi. Magari fate una bella class action e così vi trasformate – anche giuridicamente – in consumatori, spennati in questo caso, che puntano tutto sulla celere giustizia italiana. Visto mai che, di giurisprudenza in giurisprudenza, di sentenza in sentenza, si riuscisse magari a fare una bella schedatura generale?
Il casino vero è un altro. Come funzionerà al Fantacalcio? Chi s’è scannato all’asta per comprarsi Cassano poteva pur aspettarsi mattane, addii e lunghi periodi di inattività. Ma chi ha scommesso su Belfodil e Biabiany? Chi ha puntellato la squadra con Mariga e Santacroce, scegliendo magari di puntare pure sul portiere Mirante, eterna promessa balbettante? La Gazzetta – organo massimo e supremo di tutti i fantacalci, ufficiali e ufficiosi, sul web e nei bar, tra tastiere e camerette – ha proposto qui alcune soluzioni di massima. Voci non confermate sussurrano l’estraneità di Tavecchio e Galliani alle decisioni della Rosa mentre Andrea Agnelli vuol andare fino in fondo alla vicenda. Vi faremo sapere.