Involontario, certo. Sicuramente un passaggio di testimone simbolico che segna un dato politico che produrrà effetti politici interessanti: mentre Salvini “scende” in piazza a Roma, dalle colonne del Corriere della Sera Beppe Grillo dice: “Le piazze non funzionano più”.
Lo aveva fatto capire in tutti i modi, Grillo, che stava cedendo, a partire da quella frase “sono un po’ stanchino”, che ai più attenti osservatori del Movimento 5 Stelle era parsa più di una dichiarazione d’intenti.
Ciò non significa che i grillini abbandoneranno le piazze, e lo dice lo stesso Grillo sempre al Corriere: “Nelle liste per le Regionali abbiamo persone di prim’ordine. Resteremo sotto il palco, staremo a contatto con la gente. Io già faccio gli autogrill, mi sento un attivista come lo ero nel 2005-2006. (…) Non andrò in tour come prima. Il Movimento non è una cosa che possiamo gestire solo io e Casaleggio, siamo cresciuti, abbiamo altri numeri”.
Insomma, Grillo è stanco, stremato anche da una gestione complicata di un gruppo parlamentare nei numeri superiore alle sue aspettative e che “ridotta” potrebbe garantire una maggiore efficacia dell’azione politica del Movimento, senza la distrazione delle continue defezioni/espulsioni. Così saranno le classi politiche locali del Movimento a doversi assumere la responsabilità dei risultati che otterranno.
Tardiva, inoltre l’apertura alle tv di Grillo, ennesimo episodio di un balletto – tv sì, tv no – che ha confuso più i suoi elettori che gli altri. Stesso discorso per l’apertura a un dialogo col Pd; Grillo capisce che se non riesce a portare a casa il reddito di cittadinanza, l’unica vera vittoria politica che il suo gruppo parlamentare potrebbe ottenere per dare un senso alla loro legislatura, sarebbe pure inutile tornarci in piazza. E Renzi non glielo permetterà, vedi patto del Nazareno.
In un certo senso, tornando alla piazza, Grillo si auto-rottama, segnando la svolta definitiva rispetto alla filosofia iniziale, ormai abbandonata, quella dell’uno vale uno, già messa in discussione con la creazione di un direttorio composto dai parlamentari più noti del Movimento.
Grillo abbandona la piazza, Salvini cerca di conquistarla. In ballo c’è una fetta d’elettorato – al Nord come al Sud – che ancora si nutre di rabbia e stanchezza per la crisi.
Ma di piazza c’è ancora bisogno, proprio come Grillo ha dimostrato negli ultimi anni, e le piazze hanno bisogno di un leader. Se Grillo non troverà il suo nuovo leader (Di Battista, Di Maio o altri), la piazza potrebbe incoronarne un altro: Salvini, l’uomo che ha invaso la tv, trasformando la comunicazione della Lega, ormai partito personalizzato come vuole la politica moderna, sempre più simile a un movimento, liquido.