“Noi non giochiamo per partecipare e prendere l’1% in più, noi giochiamo per vincere. Però per vincere ci sono due modi: quello della vecchia politica che dice che bisogna recuperare anche gli altri partiti, e poi quello in cui, per vincere, bisogna parlare alle persone e non hai partiti”.
Così Matteo Salvini è intervenuto all’incontro “Mille patrie per l’Italia” tenutosi a Roma sabato scorso poche ore prima della manifestazione di Piazza del Popolo, al quale hanno partecipato anche Pietrangelo Buttafuoco, Fabrizio Fratus del Talebano, Sebastiano Caputo, direttore dell’Intellettuale Dissidente, nonché esponenti di Pegida e del “Bloc Identitaire”.
L’excursus introduttivo di Salvini
“Se per manifestare liberamente in una piazza è necessario il dispiegamento di 2mila agenti delle forze dell’ordine, la gente sana di mente deve mettersi insieme. Ho fatto la tessera nella Lega Nord del ‘90 perché a me piacciono le identità e le differenze. Temo che l’Europa stia provando l’assalto finale nel cancellare ogni identità, ogni economia, e lo dicono pure. Per smontare questo progetto bisogna essere in tanti e veloci.” Poi continua “Siamo in un momento in cui bisogna fare i caroselli per strada perché il Pil è cresciuto dell1%. E per smontare questa economia bisogna mettere anche insieme culture diverse, provenienze diverse. Io continuo a ritenere che l’autonomia federalista e l’autodeterminazione dei popoli siano un diritto naturale sancito dalla storia e quindi è una scelta politica. Ed ognuno è libero di autodeterminarsi. “
La politica interna e le elezioni
“La responsabilità in Italia manca, ma ora l’emergenza è nazionale non è solo padana. Guardate il caso Ilva non è un disastro solo per Taranto ma per tutta l’Italia e per migliaia di lavoratori. Cercheremo di dare una prospettiva a questo progetto non solo a breve termine ma anche, se possibile, a medio e a lungo termine. Una prospettiva che va al di la dei tre anni, perché in Italia si ragione con la prospettiva delle prossime elezioni politiche, proviamo a vincerle. A me non frega niente di vincerle o perderle. Voglio provare a costruire qualcosa che guardi ai prossimi vent’anni. Ci riteniamo tutti imbarcati nella stessa avventura, senza egoismi. A volte il mondo della identità, tradizione e della “destra” è molto litigioso, settario ed egoista. Bisogna avere prospettiva e vedere dove si andrà nei prossimi anni ciascuno preservando le proprie identità.”
Gli esteri
“Questo gruppo dovrà anche occuparsi di politica estera, dato che c’è qualcuno che ha dettato l’agenda estera negli ultimi anni e per incapacità o mala fede non ne ha azzeccata una, dall’Iraq, Siria, Libia fino all’ Afghanistan. Adesso quelli che dicono bisogna andare in Libia sono gli stessi che dissero che bisognasse andare in Siria, ma l’anno scorso stavano per bombardare i siriani sbagliati. Bisogna andarci con mille cautele avendo la mente aperta, tenendo presente che i governi nazionali contano sempre di meno”.
L’obiettivo del progetto
“Pensate se avesse detto Berlusconi quello che un parlamentare PD ha detto tempo fa supportato da Renzi “a cosa servono 3 telegiornali ne basta uno”; che alta concezione della democrazia e della libertà di stampa. Noi non giochiamo per partecipare e prendere l’1% in più, noi giochiamo per vincere. Però per vincere ci sono due modi: quello della vecchia politica che dice che per vincere bisogna recuperare anche gli altri partiti, e poi quello in cui, per vincere, bisogna parlare alle persone e non hai partiti. È un progetto coerente. Il mio obiettivo è portare a votare quei venti milioni di italiani che non ci credono più, non allearmi con due partitini perché così prendo due preferenze in più. E’ un obiettivo ambizioso, e se non avessimo ambizione non saremmo qui a Roma oggi ,ed è proprio per questo che abbiamo deciso di fare questa manifestazione nel cuore di Roma e un minimo di fastidio l’abbiamo dato”.