Il 10 febbraio, giornata del ricordo dei morti e degli esuli giuliano-dalmati, si è assistito a reazioni molto diverse. Da chi continua a negare un riconoscimento per le sofferenze patite dagli unici che hanno veramente perso la guerra, a chi li utilizza per attaccare gli
schieramenti politici opposti, a chi ha parlato dell’importanza di ricordare tutti i morti, anche quelli scomodi perché causati da amici o da alleati: di fronte alla violenza più cieca non ci si può nascondere dietro l’ideologia.
Gli esuli giuliano-dalmati non potranno mai essere ripagati per le sofferenze e per le umiliazioni, ma almeno oggi possono dirsi finalmente a casa, possono dirsi accettati dallo Stato e dai compatrioti.
La loro vicenda è un monito tanto per il futuro, quanto per il passato, mostrandoci che la storia è a volte diversa da ciò che viene raccontato nei libri, nelle scuole.
Esistono colpevoli omissioni che umiliano chi ha subito morti e violenze, le loro famiglie, i loro figli.L’Emilia Romagna è il cuore di una di queste colpevoli omissioni:centinaia, probabilmente migliaia di uccisioni sommarie in quello che non a caso è stato definito “Triangolo della morte”. Migliaia di uomini e donne prelevati spesso di notte dalle loro case e di cui non si conosce nemmeno il luogo di sepoltura, barbaramente uccisi nei sanguinosi giorni che seguirono la fine della Seconda Guerra Mondiale. Unica colpa: non essere comunisti, o, al più, essere vittime di antipatie e screzi “personali”.Se si vuole veramente una pacificazione nazionale, bisognerebbe riportare anche quei morti nell’alveo dei caduti per la Nazione. Non è una questione di giusti o sbagliati, di buoni o cattivi. Nelle guerre civili non esistono bianco e nero, tutto si tinge di grigio. L’unica certezza è che quei morti erano ITALIANI.
schieramenti politici opposti, a chi ha parlato dell’importanza di ricordare tutti i morti, anche quelli scomodi perché causati da amici o da alleati: di fronte alla violenza più cieca non ci si può nascondere dietro l’ideologia.
Gli esuli giuliano-dalmati non potranno mai essere ripagati per le sofferenze e per le umiliazioni, ma almeno oggi possono dirsi finalmente a casa, possono dirsi accettati dallo Stato e dai compatrioti.
La loro vicenda è un monito tanto per il futuro, quanto per il passato, mostrandoci che la storia è a volte diversa da ciò che viene raccontato nei libri, nelle scuole.
Esistono colpevoli omissioni che umiliano chi ha subito morti e violenze, le loro famiglie, i loro figli.L’Emilia Romagna è il cuore di una di queste colpevoli omissioni:centinaia, probabilmente migliaia di uccisioni sommarie in quello che non a caso è stato definito “Triangolo della morte”. Migliaia di uomini e donne prelevati spesso di notte dalle loro case e di cui non si conosce nemmeno il luogo di sepoltura, barbaramente uccisi nei sanguinosi giorni che seguirono la fine della Seconda Guerra Mondiale. Unica colpa: non essere comunisti, o, al più, essere vittime di antipatie e screzi “personali”.Se si vuole veramente una pacificazione nazionale, bisognerebbe riportare anche quei morti nell’alveo dei caduti per la Nazione. Non è una questione di giusti o sbagliati, di buoni o cattivi. Nelle guerre civili non esistono bianco e nero, tutto si tinge di grigio. L’unica certezza è che quei morti erano ITALIANI.
Gioventù Nazionale Bologna