E’ l’afosa notte del 9 luglio 2006. Fabio Grosso è sul dischetto. Prende la rincorsa, percorrendo undici lunghissimi passi, si gonfia la rete. Poi solo gioia e lacrime. In quell’istante magico, nitido nella mente di tutti, l’Italia è sul tetto del mondo, aggiudicandosi la vittoria del Campionato del Mondo contro la Francia.
Queste indimenticabili immagini stanno scorrendo in questi giorni sui muri del Nazdik Teatr, locale alla moda nel centro di Teheran nelle vicinanze della famosa università. Ritrovo di giovani artisti ed intellettuali indipendenti, è l’emblema della vitalità culturale che si può respirare nella capitale iraniana di questi tempi.
I momenti salienti di quella finale, proiettati nel locale, accompagnano un monologo sulla vita immaginaria di Fabio Grosso, interpretato da un giovane attore iraniano Farbod Farang. Il terzino campione del mondo è, secondo gli autori dello spettacolo, figlio di un galeotto e di una madre che ritrova per qualche tempo la serenità, persa, con un altro uomo. Poi ancora l’amore per una giovane donna francese, che presto lo abbandona e la fortissima passione per il calcio che lo porterà al riscatto esistenziale, rappresentato da quello storico rigore colmo di rabbia e speranze.
L’autore dello spettacolo teatrale
Lo spettacolo teatrale sulla vita dell’ex difensore della Juventus e poi del Lione è opera dell’ingegno di Pourya Kakavand, appena ventisettenne sceneggiatore televisivo e fra i vincitori del Fajr Festival del teatro dell’anno scorso. “L’Italia, dopo l’Iran e prima dell’Argentina, è la squadra preferita dai tifosi iraniani”. Così il giovane artista iraniano motiva la scelta di dedicare un intero spettacolo non solo ad un evento sportivo di portata internazionale ma proprio alla vita di colui che ha fatto dell’Italia, almeno per pochi istanti, la prima Nazione del mondo . Kakavand, ha tratto ispirazione per l’opera non solo dagli eventi sportivi ma soprattutto dal cinema neorealista italiano contemporaneo: Giuseppe Tornatore su tutti, i cui film, tra l’altro, sono famosissimi in Iran. Insomma è profondamente apprezzabile la volontà Kakavand, e si spera non sia l’unico, di portare un pezzo di Italianità e cultura europea nella lontana Persia, ancora una volta vero e proprio contenitore culturale.